Inutile negarlo: pur rappresentando un insostituibile presidio di molte aree interne, montane e insulari, la pastorizia in Italia non riveste ancora appieno il ruolo che dovrebbe avere, in quanto manca del supporto e della considerazione che lo Stato dovrebbe garantire a chi – donne, uomini, aziende – vi operi concretamente.
Eppure la pastorizia è l’unico strumento per contrastare i crescenti fenomeni di abbandono, per contribuire a mantenere vivi e produttivi i territori marginali, e per garantire a chi voglia intraprenderla una forma sostenibile e autonoma di lavoro e reddito. Da non dimenticare che la pastorizia produce inoltre ottimi e salutari prodotti alimentari, eppure – a differenza di quanto accade ad esempio in Francia e in Spagna – non è ancora né sostenuta né valorizzata come si dovrebbe.
In sostanza, in Italia si è pastori o per discendenza o perché vi si emigra da Paesi che hanno ancora una cultura e un’economia pastorali. Molto raramente si diventa pastori per scelta, e se questo accade il percorso individuale è quello dell’autodidatta, con tutti i limiti e gli ulteriori problemi che una formazione senza una base di conoscenza porta con sé.
Balza quindi naturalmente all’occhio tanto la carenza quanto l’esigenza di una formazione professionale, che potrebbe attingere a quanto fatto proprio dagli enti spagnoli e francesi, soprattutto da dieci anni a questa parte, o – ispirandosi ad essi – trovare un proprio percorso attuativo.
Nasce la Scuola Nazionale di Pastorizia, finalmente
In questo senso rallegra la notizia della nascente Scuola Nazionale di Pastorizia, che organizzandosi attorno all’operato e alle prime intese tra vari soggetti – Rete pastorale Appia, Crea (Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’ Economia Agraria), Cnr (Consiglio Nazionale delle Ricerche), Università di Torino, Nemo (Nuova Economia di Montagna), Eurac Research, Agenform – getta le basi per un’attività didattica e formativa che prenderà il via nei primi mesi del 2022.
La prima stagione didattica integrerà attività di apprendimento teorico, pratico (con moduli dedicati a macro-aree teoriche come il diritto all’ambiente, l’alimentazione, i mercati, le reti pastorali, la sicurezza e la sostenibilità) e di stage in azienda. Le attività ad essa collegate sono attualmente in fase di organizzazione ma già prevedono una prima programmazione che coinvolgerà in situ vari territori alpini e appenninici.
A tal fine è stato istituito un primo canale di informazione e di diffusione delle notizie, vale a dire il sito web della Snap (Scuola Nazionale di Pastorizia) e la sua presentazione in formato pdf.
“La Scuola”, si legge nella presentazione, “si pone come supporto prioritario attraverso il quale: favorire la diffusione e lo sviluppo dell’allevamento estensivo degli animali in produzione zootecnica all’interno di una logica di multifunzionalità; attrarre risorse umane nel settore agro-pastorale e riqualificare quelle esistenti attraverso adeguati strumenti formativi; diffondere nella società la cultura legata al pastoralismo, salvaguardandone l’identità ed evidenziandone la modalità di gestione rispettosa dell’ambiente e degli equilibri ecologici.”
26 aprile 2021