Una delle controversie possibili tra i pastori vaganti e i residenti dei comuni attraversati dalle loro greggi riguarda il possibile danneggiamento delle proprietà private: accade talvolta che gli animali – più spesso le capre, meno sovente le pecore e ancor meno le vacche – invadano terreni privati e bruchino erba e piante, o addirittura che danneggino piante ornamentali fuori dalle abitazioni.
È un problema non dei più rilevanti, certo, ma se proviamo a metterci nei panni del singolo danneggiato possiamo forse capire che la situazione non sia misurabile oggettivamente, ma che ricada nella dimensione della soggettività e della tutela dei beni personali ovvero privati e del diritto del singolo di non vederli danneggiati né per dolo (non è questo il caso) né per negligenza o disinteresse.
Al centro del problema ci sono i limiti che molti pastori hanno nel gestire i propri animali, nell’evitare che essi entrino dove non debbono entrare e mangino e danneggiano proprietà e beni altrui. È una questione che riguarda la necessità di mano d’opera che è spesso carente, ma che – volendo – può essere risolta, quantomeno nelle situazioni maggiormente a rischio, ovvero negli attraversamenti dei centri abitati e delle loro frazioni.
In tal senso è interessante registrare l’iniziativa della Giunta Comunale di Sondalo, in Valtellina, che ha deciso di dirimere la questione con un avviso pubblico, affisso nelle bacheche di ogni frazione, decretando il divieto di pascolo incontrollato per gli ovini e i caprini. Una decisione molto drastica, certo, laddove sarebbero bastate misure più specifiche, limitate al tempo e all’atto dell’attraversamento, vale a dire un maggior presidio del gregge, magari operato – perché no? – da volontari del posto, o da collaboratori ingaggiati a tempo, per l’occasione. Lo si fa ovunque in Italia per ripulire spiagge e montagne; non lo si può fare in un paese che vive queste piccole problematiche?
La notizia è stata pubblicata mercoledì scorso 9 giugno sul sito web Prima la Valtellina, che ha anche intervistato il primo cittadino di Sondalo, Ilaria Peraldini, che tra le altre cose ha detto: «non voglio mettere bastoni fra le ruote a tanti giovani che coltivano una passione sana a tutela della montagna, ma gli animali occorre gestirli in termini di rispetto delle proprietà altrui e della sicurezza viabilistica garantita».
I sindaci debbono saper mediare, non esasperare gli animi
Se da un canto è comprensibile che un sindaco voglia garantire il rispetto dei beni privati, dall’altro è auspicabile che, nella sua accezione di buon gestore della sua comunità, il primo cittadino sappia favorire il dialogo, la mediazione e la buona convivenza tra le parti. Anziché decretare – con quegli avvisi – chi avrebbe torto e chi ragione, chi sono i buoni e chi i cattivi.
Non servono particolari doti per capire che l’una parte potrebbe essere utile all’altra: basterebbe osservare le amministrazioni locali (due esempi recenti tra i tanti sono qui e qui) che affidano proprio ai pastori – e alle loro greggi – il taglio dell’erba nei terreni pubblici: per ridurre i costi di manutenzione e l’inquinamento che i tagliaerba portano con sé.
Nei comuni in cui questo accade la distanza tra residenti e pastori si è accorciata, la gente si è abituata a vederli all’opera e ha ripreso a parlare con loro. In alcuni casi si è creata un’aspettativa, e la gente, al loro passaggio – proprio per le transumanze – corre festosa a salutarli.
Speriamo che le cose cambino, che i diretti interessati si organizzino, ma anche che sindaco e giunta imparino a mediare anziché esasperare. Speriamo anche che per i danni da animali selvatici sappiano pretendere e ottenere i risarcimenti dallo Stato. Allora sì, gli abitanti di Sondalo potrebbero dire di aver eletto un buon sindaco e una buona giunta.
14 giugno 2021