Vergogna Quirra: nessun colpevole per le morti e i danni alle comunità pastorali

Agnello con due testePensate alla Sardegna: immaginate decine di abitanti di un territorio prossimo ad un poligono delle Forze Armate morti di leucemia e di altri tumori, in un arco temporale di oltre dieci anni. Pensate che una buona parte di essi erano pastori, e che nelle loro greggi – di punto in bianco – presero a nascere agnelli con due teste o sei zampe, o con altre deformità. E agnelli morti.

Immaginate ora anche dei militari – di stanza in quello stesso poligono – deceduti per cancro. E ottanta famiglie locali – ottanta – costrette o a trasferirsi con le proprie pecore lontane da quei pascoli o a vedere il proprio capofamiglia cambiare lavoro per evitare il peggio.

Il Poligono Sperimentale Interforze del Salto di Quirra, questo il nome della base, sito nel Comune di Perdasdefogu, venne istituito nel 1956, su terreni che lo Stato espropriò alle comunità locali, per restituirli ad esse in periodi transitori di non utilizzo. Terreni in cui al brillamento di materiale bellico obsoleto si alternarono vere e proprie scuole di tiro di reparti italiani e stranieri (il poligono veniva affittato a chiunque pagasse, anche alle industrie belliche) che per lungo tempo esplosero in terra e in mare (e persino interrarono) anche munizioni contenenti uranio impoverito.

Gli animali non smisero mai di pascolare in quei terreni – e di questo qualcuno dovrebbe avere contezza e responsabilità – anche perché i pastori stessi continuarono a praticare regolarmente una zona in cui storicamente si era sempre pascolato, e sempre si pascolò, sino al sequestro delle aree militari da parte della Procura di Lanusei, avvenuto nel 2012 quando il procuratore Domenico Fiordalisi, decretò il sequestro del poligono e la riesumazione di diciotto salme di pastori, nelle cui ossa i consulenti della Procura individuarono torio radioattivo e altri metalli pesanti cancerogeni.

L’ultima pagina nera della (in)giustizia italiana
Martedì 9 novembre scorso, a dieci anni dall’apertura dell’inchiesta sui veleni di Quirra (molti entrati nella catena alimentare attraverso la falda acquifera) e a sette dall’inizio del dibattimento, il Tribunale di Lanusei ha sancito l’esito del processo agli otto comandanti del poligono assolvendoli tutti “perché non c’è idonea prova che abbiano commesso il fatto contestato”. Questo il verdetto di cui la giudice monocratica Nicole Serra martedì ha dato lettura, dopo quattro ore di camera di consiglio, scagionando gli otto comandanti che il poligono ebbe dal 2002 al 2010 dall’accusa di aver procurato decine di casi di tumori rari, malformazioni di neonati e animali e decessi sospetti a causa – lo si diceva all’epoca, e a dirlo sono stati anche le Asl e l’Arpas – delle nanoparticelle all’uranio impoverito, derivanti dall’attività del poligono stesso.

I suddetti comandanti (generali Fabio Molteni, Alessio Cecchetti, Roberto Quattrociocchi, Valter Mauloni, Carlo Landi e Paolo Ricci) e ufficiali (Gianfranco Fois e Francesco Fulvio Ragazzano), ora scagionati, erano preposti al distaccamento di mare e vennero accusati di “omissione dolosa aggravata di cautele contro infortuni e disastri, per non aver interdetto le aree dove si svolgevano brillamenti e lanci di missili e” per non aver “dotato il personale delle necessarie protezioni”. La loro assoluzione, per quanto non definitiva, appare difficilmente controvertibile, essendo molto improbabile che il pubblico ministero presenti appello, già che i reati contestati agli ufficiali andranno in prescrizione tra appena un anno e mezzo.

Conclusioni e connessioni
La sentenza pone gravi interrogativi sulla sfera dei diritti umani e sul rispetto ambientale, essendo stati calpestati quelli di un’intera comunità pastorale e devastato un territorio di oltre cento chilometri quadrati (e un’ampia area marina). Chi risarcirà i danni procurati loro? Chi e come bonificherà i terreni, la falda acquifera e il mare? Ammesso che la terra riprenda un giorno a produrre, chi sarà disposto ad acquistare i suoi frutti?

Inoltre – e non sarà di certo una mera coincidenza – la cronaca di questi giorni registra un evidente giro di vite contro chi, negli anni scorsi, osò protestare per i suddetti danni arrecati alle comunità rurali ed all’ambiente: il Tribunale di Cagliari ha infatti rinviato a giudizio quarantatré persone, indagate dalla Digos per aver partecipato, tra il 2014 e il 2017, a manifestazioni di protesta davanti alle basi militari di Quirra, Capo Frasca e Decimomannu.

Contro di loro il corso della “giustizia” sarà più certo e rapido, con una prima udienza già fissata al 6 dicembre prossimo e nessun rischio di prescrizione. Per una parte degli imputati – cinque – la direzione distrettuale anti-terrorismo ipotizza l’associazione eversiva a carattere anarco-insurrezionalista: una prima mossa per preparare delle “giuste” ed esemplari condanne. Ancora una volta nel nostro Paese il diritto alla libertà di espressione e la rivendicazione dei diritti civili – sanciti dalla Costituzione – vengono calpestati. Per disegnare l’ennesimo epilogo di una storia che sembra purtroppo già scritta.

15 novembre 2021

Sul sito web “Atlante Italiano dei Conflitti Ambientali” è disponibile una esaustiva scheda sul Poligono Sperimentale Interforze del Salto di Quirra, che include:

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  • conflitto (causa del)
  • dettagli progetto e attori coinvolti
  • conflitto e mobilitazione
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