Giulio Petronio: scompare l’amico stimato, resta il lascito immenso del suo insegnamento

Giulio Petronio
Giulio Petronio – foto Slow Food©

Da una settimana l’Abruzzo è una terra umanamente più povera: lunedì scorso, 7 febbraio, è scomparso Giulio Petronio, tra i più competenti, coraggiosi e concreti pastori di quella terra, uomo dalle innate capacità imprenditoriali, che era riuscito a coniugare il lascito paterno della transumanza, del pascolamento e della caseificazione tradizionale con il senso di un oggi sempre proiettato al futuro.

Affermatosi nell’ambito internazionale per la qualità dei propri formaggi, ma anche per l’appartenenza alla comunità dei produttori legati a Slow Food (Canestrato di Castel del Monte, Presìdio Slow Food), in trentacinque anni di incessante attività, Giulio ha saputo creare un piccolo impero, alla guida di tremila ovini, operando sempre scelte lungimiranti e mai banali, sia in ambito zootecnico che produttivo.

A saperlo osservare e degustare, il suo Canestrato di Castel del Monte parla di lui, raccontando la storia rurale del territorio di provenienza. Un prodotto caseario strettamente legato ad una transumanza, ad una zootecnia e – in senso più ampio – ad un savoir-faire distintivo al cui centro era ben distinguibile la propensione ad un aggiornamento che sempre teneva conto dei beni primari: il mantenimento della tradizione e la solidità di un’azienda che, pur crescendo nel tempo, ha sempre mantenuto il distintivo carattere familiare.

Legato storicamente alla razza ovina Gentile di Puglia, da sempre presente sui pascoli di Campo Imperatore, Giulio ha puntato con convinzione a valorizzare la sua triplice attitudine, fatta sì di rese lattee inferiori (e di qualità eccellente), ma anche di agnelli più “pesanti” rispetto a quelli di altre razze, e di una lana che, attraverso un’attenta gestione della genetica (sono stati selezionati sia capi chiari che scuri) e la giusta valorizzazione ottenuta con il supporto scientifico viene prodotta per realizzare manufatti che possono escludere la colorazione.

Il cordoglio di amministratori e funzionari locali
Oltre ai numerosi messaggi di cordoglio giunti sulle pagine social e sui profili Facebook dei figli Claudio e Graziano, hanno espresso le loro condoglianze alla famiglia il sindaco di Castel del Monte, Matteo Pastorelli, l’assessore regionale alle Aree interne, Guido Liris, e Silvia De Paulis, Responsabile del Servizio Agro Silvo Pastorale dell’Ente Parco Gran Sasso e Monti della Laga, ricordando lo spessore e i valori di Giulio, “un imprenditore”, sottolinea il primo cittadino castellano, “impegnato a 360 gradi nel suo settore, che spaziava ormai accuratamente dall’allevamento alla selezione della razza, dalla produzione del tipico pecorino Canestrato con metodo classico agli affinamenti in cera d’api, dalla lavorazione della carne al recupero della lana per anni trascurata in favore degli altri prodotti considerati più redditizi”.

“Si vuole rendere merito”, ha aggiunto Pastorelli, “a chi non ha considerato il reddito come un faro a guida della propria azienda, ma che al contrario ha investito nella sua terra, nella sperimentazione e negli impianti per migliorarsi di anno in anno. Così facendo ha dato lustro al suo paese molto più di quanto avrebbe potuto fare come amministratore, senza dimenticare che ha fatto anche quello”.

Dal canto suo Liris lo ha ricordato come persona “instancabile”, che “portava avanti la millenaria tradizione della transumanza”. “A lui”, ha sottolineato l’assessore, “si deve buona parte della Rassegna degli ovini di Campo Imperatore ed è stato il primo ad inserire una particolare razza ovina per la produzione di una lana di colore naturale che permettesse di non dover ricorrere a colorazioni, inserendosi in un circuito di produzione tessile. La sua esperienza sia fonte d’ispirazione per i tanti giovani che nell’entroterra e nei centri montani possono ancora oggi costruire il loro futuro”.

Infine le parole di Silvia De Paulis, che dal sito web di Slow Food definisce “Giulio Petronio” come “la voce più sensibile, autorevole e acuta dell’economia pastorale abruzzese. Non era un semplice allevatore e produttore del Presidio del Canestrato di Castel del Monte, Giulio era molto altro per noi. Era colui che sapeva raccontare il passato, ma sempre con uno sguardo attento e aperto verso il futuro. Sapeva tutto sulla transumanza perché l’aveva praticata sin da ragazzino, conosceva storie incredibili ed era un piacere ascoltarlo”.

“Giulio però”, prosegue De Paulis, “era quello che più di tutti aveva una lungimirante visione dell’economia e della cultura delle aree interne. Amava il suo lavoro, ne conosceva la forza e i limiti. Aveva abbracciato Slow Food sin dal 2001 quando il “suo” Canestrato di Castel del Monte era diventato uno dei primi Presìdi abruzzesi. Da quel momento il legame è diventato sempre più forte e, per tutti noi, è stata e rimarrà per sempre una delle voci più autorevoli e sincere del settore”.

Nell’unirsi al cordoglio per la sua scomparsa e nell’abbracciare i figli Claudio e Graziano e la famiglia tutta, la Redazione di Qualeformaggio intende ricordare Giulio Petronio attraverso due interviste assai significative: quella rilasciata al quotidiano locale Virtù Quotidiane nell’estate scorsa (qui in basso) e quella, di alcuni anni fa (autunno 2013) dei Granai della Memoria di Slow Food. Buona visione a tutte e a tutti.

14 febbraio 2022