Vertenza brucellosi bufalina: la Regione Campania tace, la mobilitazione riparte

Bufala mediterranea
foto dalla pagina Facebook dell’Associazione Tutela Allevamento Bufala Mediterranea©

Appesi ad una risposta che non arriva: stanno così gli allevatori di bufala campana della provincia di Caserta, che da mesi si battono per un cambio radicale – rispetto al passato – del piano di eradicazione di brucellosi e tbc. Un piano, quello attuato negli anni scorsi, che, attraverso diktat amministrativi largamente estranei alle procedure europee, in appena due lustri portò all’abbattimento di 120mila capi – la gran parte dei quali sani – e alla conseguente chiusura di centinaia di aziende.

La battaglia di questi allevatori, riuniti nel Coordinamento Unitario in Difesa del Patrimonio Bufalino e sostenuti da Altragricoltura – vale a dire da un sindacalismo di base raro in agricoltura, nel nostro Paese – è stata documentata a fine gennaio da queste pagine. Una lotta, la loro, che all’inizio di febbraio sembrò portare i primi frutti, con l’ampio accoglimento delle proposte avanzate dal coordinamento unitario, recepite dall’assessore agricolo Nicola Caputo e dalla Giunta Regionale. Poi il silenzio. Un preoccupante silenzio, di fronte a cui ora si affollano molte legittime domande.

A questo punto – lo dicevamo a fine gennaio e lo ripetiamo adesso – giunge la fase più delicata della vertenza. Chi in passato ha sostenuto il “vecchio modello”, ovvero le misure che portarono agli abbattimenti a tappeto, può accettare adesso il cambio di passo che richiedono gli allevatori? E la Regione Campania, saprà resistere al prevedibile assalto di quanti hanno interesse a mantenere quello stato di cose?”

Diciamo questo perché dietro alle scelte che hanno portato all’orlo del fallimento un intero comparto è evidente che ci siano interessi precisi – verosimilmente non limpidi – che hanno condizionato anni di malagestione e di malapolitica.

E sì, perché, in fondo, se centinaia di stalle hanno chiuso e se il territorio ha perso un migliaio di posti di lavoro, verosimilmente il business della macellazione deve aver arricchito qualcuno (le bufale vennero abbattute non dov’era logico che venissero abbattute, cioè in provincia di Caserta, bensì in un mattatoio irpino in cui si produce carne in scatola). E poi, come non vedere che la filiera di latte e mozzarella si è trasformata, a discapito dei piccoli e medi allevatori e trasformatori? E che l’apparato burocratico è cresciuto – e non a caso – e in maniera abnorme?

Gli allevatori sono ben consapevoli di tutto ciò, e Altragricoltura con essi: di fronte ad un processo di trasformazione che rallenta la sua corsa, i soggetti interessati riescono a “sentire” oltre il comune sentire. La loro sensazione, netta, è che qualcosa – o qualcuno – stia frenando un cambiamento che ostacolerebbe o impedirebbe interessi di terzi. Molti e illeciti interessi.

Filiera bufalina: riparte la mobilitazione
Di fronte a tutto ciò, negli ultimi giorni, la mobilitazione è ripartita: lunedì 28 scorso con una lettera aperta indirizzata all’assessore Caputo, e poi, giovedì 3 con una missiva inviata al Presidente del Consiglio Regionale, Gennaro Oliviero, e al Presidente dell’VIII Commissione del Consiglio Regionale della Campania, Francesco Borrelli, per richiedere la convocazione di una nuova audizione, con l’invito a partecipare all’assessore Caputo.

7 marzo 2022