Veneto: il telerilevamento dei pascoli ha fallito. Si torna a censirli a vista

Vacche al pascolo
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Meno di un anno fa – in piena stagione di alpeggio – aveva denunciato l’inderogabile necessità di scendere al fianco di alpeggiatori e gestori di malghe, per far sì che i costi e gli strumenti applicati al loro prezioso lavoro fossero più equi e conformi alle situazioni oggettive.

Stiamo parlando della consigliera regionale veneta Silvia Cestaro, che in questi pochi mesi, con il suo agire, ha messo in discussione un sistema del tutto inadeguato, basato su una tecnica – il telerilevamento – largamente fallace e sull’incapacità di dialogo tra i vari enti locali che debbono disporre autorizzazioni, stanziamento ed erogazione di fondi. Spesso senza neanche conoscere né le necessità della montagna né le problematiche di chi la presidia e vi lavora. 

Dopo aver raccolto le testimonianze dirette di vari alpeggiatori, Cestaro fu la prima firmataria, in Consiglio Regionale, di una mozione sulle Pratiche locali tradizionali; da allora si è dimostrata fortemente impegnata per la salvaguardia e la sostenibilità dell’agricoltura di montagna.

«Non abbassiamo la guardia su pascoli e malghe», disse allora la consigliera di Liga Veneta, sottolineando la necessità «che gli enti locali e la Regione lavorino insieme», coordinandosi. «Partiamo», aggiunse, «dalla mozione sulle Plt e dal rivedere i bandi di gestione emessi da Unioni montane e Comuni».

Detto fatto, Cestaro ha così operato sino ad oggi, di concerto con il collega Giovanni Puppato, con molta concretezza, dapprima per capire lo stato delle cose, poi per operare soluzioni, mettendo al centro del proprio agire la necessità di una rimappatura dei pascoli e la necessita di ricalcolare gli aiuti economici, velocizzando le erogazioni.

«Credo che gli amministratori», aveva detto Cestaro nel giugno scorso, «debbano riflettere sui valori dei bandi delle malghe, e sui valori e sui criteri dei contratti. Oggi le ristrutturazioni sono spesso a carico degli affittuari, ma per avviare dei lavori ci vuole la certezza di poter restare nell’immobile per un certo periodo, di modo che ne valga la pena insomma. Ecco, io credo che una riflessione comune valga la pena farla. Noi, in Regione, stiamo portando avanti la mozione sulle Plt perché vengano riconosciuti i contributi anche ai pascoli sotto chioma».

Oggi, finalmente, in Veneto si parla della necessità di rimappare tutti i pascoli in quota, e di rimapparli a vista, con l’aiuto di tecnici esperti e di sopralluoghi accurati, dal momento che il telerilevamento (in Veneto operato da Avepa) si è dimostrato ampiamente fallace e gravemente approssimativo.

A seguito di una meticolosa mappatura scaturirà un database dei prati permanenti e dei pascoli di tutta la Regione Veneto, con l’intento di aiutare concretamente allevatori e pastori, per favorire la cura delle terre alte e per frenare lo spopolamento, a partire dalla montagna bellunese. Operando da subito, se ne dice certa la consigliera veneta, i risultati arriveranno già nel 2023-24.

Per i gestori delle malghe venete sarà una piccola rivoluzione, che permetterà di giungere ad una più equa distribuzione dei contributi a favore di chi si prende cura dei prati, della montagna e della sua biodiversità. Una rivoluzione che passerà attraverso l’attribuzione delle superfici di pascolo effettive, che includano i terreni pascolabili non censibili attraverso il telerilevamento, quindi superfici maggiori rispetto a quelle sinora assegnate.

Operativamente, partendo dagli errori più marchiani prodotti sinora, si punterà alla loro correzione attraverso sopralluoghi tecnici e mappature a vista, che genereranno un database che permetterà di determinare le superfici reali in grado di accedere ai contributi.

La realizzazione completa del database dei pascoli montani del Veneto prevede sia la raccolta dei dati territoriali che l’individuazione delle aree storicamente destinate a pascolo, ma anche il censimento delle caratteristiche agronomiche (quali e quante essenze botaniche, loro valori alimentari, etc.). La sperimentazione partirà dalla provincia di Belluno, che sarà apripista dell’operazione.

28 marzo 2022