Lombardia: approvata la risoluzione Pedrazzi, per valorizzare la lana e tutelare l’ambiente

Tosatura delle pecore
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La lana di pecora non può continuare ad rappresentare un costo e un’onere per i pastori ma deve tornare ad essere una fonte di reddito come e più di quanto lo sia stata in passato. Lo richiedono il buonsenso, un settore in forte espansione – quello dell’allevamento ovino nel Nord del Paese – e persino l’ambiente, dal momento che il suo smaltimento comporta delle emissioni non irrilevanti, mentre il suo uso, nell’abbigliamento, nell’arredamento, nell’edilizia e in altri settori, condurrebbe principalmente a ricadute positive.

Sono stati questi alcuni dei cardini della risoluzione presentata e approvata in Giunta Regionale mercoledì scorso, 23 marzo, dalla consigliera Simona Pedrazzi, a fronte del fatto che nelle Regioni settentrionali i capi ovini censiti sono oltre 115mila, e che da essi si producano ben 289 tonnellate di lana ogni anno.

«Quello che oggi è un “problema” può e deve essere convertito in un’opportunità», argomenta Pedrazzi, «dal momento che oggi la lana prodotta non può essere utilizzata come prodotto agricolo locale a “chilometro zero”», dovendo essere trasportata all’estero per il lavaggio e di nuovo movimentata per ritornare nel luogo di origine.

Certo che, lascia intendere la consigliera valtellinese, la nascita di una filiera specifica permetterebbe di uscire da questa assurda situazione, riportando la lana lombarda ad essere una risorsa per allevatori e consumatori, con molti vantaggi per tutti: dalla tutela ambientale all’occupazione, dall’incremento del reddito per un settore svantaggiato alla possibilità di utilizzare sul nostro stesso mercato un prodotto altamente etico ed ecologico.

Attraverso la creazione di una filiera lombarda della lana, si otterrebbero la tutela dell’ambiente e la valorizzazione di un prodotto agricolo locale, con una positiva ricaduta insita nella “ricatalogazione” della lana sucida (tosata, da trattare) da rifiuto speciale a materia prima con un valore di mercato. 

«Inoltre», spiega la consigliera regionale, «si favorirebbe la conservazione delle razze ovine autoctone, che costituiscono un patrimonio zootecnico di biodiversità, oggetto di specifico sostegno nell’ambito del Programma di Sviluppo Rurale, nonché il superamento delle criticità che caratterizzano la pastorizia». Una pastorizia che – appare evidente – costituisce un’attività tradizionale, utile per la gestione del territorio, in termini di conservazione delle praterie e della biodiversità, ma anche nella prevenzione del dissesto idrogeologico e del rischio d’incendio.

La risoluzione avanzata da Pedrazzi, quindi, richiede al Presidente e alla Giunta regionale di impegnarsi nelle sedi competenti, «affinché vengano attivate tutte le azioni necessarie per la valorizzazione e il sostegno necessari alla ripresa della filiera della lana di pecora in Lombardia».

Infine, «attraverso l’utilizzo della tecnologia blockchain»,  conclude Pedrazzi, «si verrebbe a creare un sistema di filiere sinergiche legate alla lana di pecora: dalla produzione tessile a quella lattiero casearia e della carne, tutte tracciabili, con palese beneficio dell’ambiente e a tutela del consumatore finale».

28 marzo 2022