Cresce il Consorzio dell’Agnello Centro Italia, e lancia una proposta alla filiera commerciale

Carne di agnello del Consorzio Agnello del Centro Italia Igp
foto dalla pagina Facebook Pecore & Dintorni

Si è tenuta mercoledì 4 maggio a Celano, in provincia dell’Aquila, registrando un’elevata partecipazione dei soci, la prima assemblea del Consorzio di Tutela dell’Agnello Igp del Centro Italia, presieduta da Nunzio Marcelli. Il consorzio, che è stato riconosciuto come Igp dal Ministero dell’Agricoltura nel gennaio 2019; guidato fino ad oggi da Virgilio Manini, ha rinnovato il suo consiglio di amministrazione incrementando a dodici il numero di consiglieri, nove dei quali sono abruzzesi e tre marchigiani.

Nel nuovo Consiglio di amministrazione sono presenti quattro giovani imprenditrici abruzzesi, a dimostrazione del ruolo sempre più importante della componente femminile anche in campo agro-pastorale. Rilevante anche il ricambio generazionale impresso dalla presenza di molti giovani, che investono e credono in questo settore, nonostante le molte difficoltà.

Il Consorzio tutela le carni di agnello del Centro Italia, prodotto tradizionale ottenuto da greggi al pascolo per almeno otto mesi, e garantito al consumatore grazie ad un preciso sistema di tracciabilità. Negli ultimi anni, le produzioni certificate Igp hanno visto un’attenzione sempre più forte da parte dei consumatori, e l’agnello Igp ha raggiunto, nella sola Regione Abruzzo, una produzione di circa 400 tonnellate, anche grazie anche all’adozione di un QRcode che consente con immediatezza al consumatore di rilevare luogo di produzione e di trasformazione del prodotto.

Una produzione che tuttavia è ancora insufficiente a coprire il consumo regionale, ma che potrebbe tranquillamente essere raddoppiata, viste le potenzialità delle foraggere disponibili sugli Appennini, offrendo possibilità di occupazione e imprenditoria, che porterebbero un impatto positivo sul territorio, tenuto conto delle esternalità positive della conduzione tradizionale al pascolo. A dimostrarlo sono molti e recenti studi scientifici: sulla manutenzione del territorio, sulla prevenzione incendi, sulla conservazione della biodiversità e della fauna selvatica, e sulla riduzione delle emissioni di CO2, con ricadute positive a livello paesaggistico, ambientale e turistico.

“Per attrarre giovani a questa attività”, spiegano i responsabili del consorzio, “sono necessari accordi di filiera e programmi di produzione. Le istituzioni devono garantire che le produzioni di qualità vengano riconosciute e ricompensate, anche per il loro contributo alla sostenibilità, e la Gdo – e più in generale la filiera commerciale – devono favorire accordi che garantiscano redditività agli investimenti sulle strutture, sul benessere degli animali e sul miglioramento della qualità.

In questo modo i consumatori e la distribuzione potranno avere garanzie sulla qualità e la provenienza del prodotto, laddove oggi sono tenuti a ricorrere all’importazione per oltre il 60% dei consumi regionali.

I pastori propongono un “patto“ alla filiera e ai consumatori, che assicuri reciproche utilità: a fronte della fornitura di agnello del Centro Italia Igp, all’attività pastorale viene riconosciuta la sua funzione di conservazione e tutela del paesaggio e della qualità, ambientale e nutrizionale dei prodotti. Il consumatore partecipa con un acquisto consapevole, che porta in tavola un prodotto sano e buono, che contribuisce a preservare il futuro di questi territori e l’attività agro-pastorale anche per le prossime generazioni.

9 maggio 2022