Ancora un’udienza, mercoledì 25 maggio, al processo di Nuoro contro i tredici pastori accusati di blocco stradale per le manifestazioni in strada dell’8 e del 13 febbraio del 2019, (nel corso delle clamorose proteste per il riconoscimento di un equo prezzo del latte ovino in Sardegna). E ancora molti testimoni, che aggiungono sostanza alla ricostruzione dei fatti di cui gli accusati sono chiamati a rispondere.
Per la complessità della vicenda, il processo è stato suddiviso in due tronconi, le cui udienze sono state fissate per il 9 novembre prossimo.
Nel primo troncone le contestazioni riguardano nove imputati per le proteste dell’8 febbraio di tre anni fa: il collegio dei giudici, presieduto da Federica Meloni, ha ascoltato la vice-questora di Nuoro Rita Morelli, che è teste dell’accusa e che ha descritto i fatti e spiegato che il blocco della carreggiata avvenne “con i corpi delle persone che scavalcarono il guardrail e sversarono il latte”.
È stato anche sentito un assistente capo del commissariato di Siniscola, che ha prodotto le riprese video in cui sono state identificati diversi partecipanti tra cui gli imputati.
Per la manifestazione del 13 febbraio che vede alla sbarra altri quattro pastori, sempre la presidente Meloni ha raccolto la testimonianza del teste della difesa Bustianu Cumpostu, leader di Sardigna Natzione, presente quel giorno alla manifestazione: «Non ci fu nessun un blocco con i mezzi sulla carreggiata», ha spiegato Compostu, «ma una pacifica manifestazione di persone; una manifestazione molto partecipata anche da scolaresche. Inoltre, si poteva, persino transitare nelle strade provinciali».
Per l’avvocata Giulia Lai, che – assieme ai colleghi Marcella Cabras, Adriano Sollai e Michele Zuddas – difende gli imputati, «ancora una volta si è confermato che le manifestazioni si sono svolte in modo regolare e che sono state le persone a occupare la carreggiata e non gli automezzi. Una manifestazione pacifica a cui hanno partecipato centinaia di persone».
30 maggio 2022