La montagna biellese perde una storica via della transumanza, cancellata dal presunto “progresso” 

Scempio nel bosco di Camandona, nel biellese
Una delle immagini che testimoniano lo scempio nel bosco di Camandona, nel biellese – foto Legambiente Biella©

“Attila ha colpito ancora”: recitava così lo striscione con cui il Circolo biellese di Legambiente ha accolto il passaggio della transumanza in località Bocchetto, nel Comune di Camandona, nell’ultima domenica di maggio.

Nelle ultime settimane l’amministrazione del Comune dell’Alta Valsessera sta procedendo alla realizzazione di una Pista forestale “trattorabile”, con lo scopo di rendere carrozzabile l’intera Strada dell’Alpe, la storica via della transumanza, che collega il Santuario del Mazzucco al Bocchetto Sessera.

Manifestazione di Legambiente nel biellese
Un momento della civile ma ferma protesta contro l’amministrazione comunale di Camandona, nel biellese – foto Legambiente Biella©

Se da un canto lo scopo dichiarato nel progetto è quello di facilitare l’accesso all’area di Bielmonte e alle relative aree agro-silvo-pastorali, favorendo la prevenzione antincendio, dall’altro le obiezioni degli ambientalisti puntano il dito sulla leggerezza con cui si sarebbe intervenuti su un patrimonio storico e ambientale non secondario. 

“Nella comunicazione istituzionale”, spiegano i responsabili di Legambiente Biella, “si sono dipinti questi interventi quali piste ciclabili, un investimento per il turismo”. Purtroppo però, “la conversione in carrozzabile dell’intero tratto dal Mazzucco al Bocchetto Sessera, ha portato alla cancellazione di circa 600 metri dello storico percorso della transumanza (dopo la croce degli alpini del Monte Terlo sino alla cascina Catella), all’allargamento di parte della pista esistente e alla realizzazione di una nuova pista ad ovest del monte Terlo, di circa 400 metri di lunghezza.

Una scelta, quella del Comune di Camandona, che ha portato al sacrificio dello storico sentiero in cui da tempo immemorabile sono transitate generazioni di malghesi – o margari che dir si voglia – stagionalmente dediti a quella Transumanza che nel non lontano 2019 l’Unesco ha inserito tra i Patrimoni Culturali Immateriali dell’Umanità.

Ciò ha portato, spiega Legambiente, ad una complessiva compromissione paesaggistica dei luoghi. “Un sentiero, va ricordato, non è semplicemente un elemento fisico del territorio, un elemento del paesaggio. Vi sono casi, come questo, dove il sentiero non è fatto di sole pietre e terra, ma dei passaggi e delle vite di generazioni di alpigiani e degli animali che con loro lo hanno percorso: è luogo di identità e cultura”.

“Cancellare un sentiero storico”, prosegue l’associazione ambientalista, “grazie al fatto che i sentieri non godono delle stesse tutele dei monumenti e di altre emergenze archeologiche, significa sacrificare storia, cultura e ambiente della montagna sull’altare di una presunta modernità”.

Una visione lucidissima che si spera sia di qualche utilità a quanti si adoperino per frenare una barbarie troppo diffusa sulle nostre Alpi e non solo, in tempi in cui il turismo viene troppo spesso associato all’idea di un’evasione – quella di fuoristrada e moto enduro – che inesorabilmente fa rima con erosione, distruzione, inquinamento e depauperamento di beni ambientali che dovremmo conservare, oggi, più di quanto si sia fatto sino a ieri.

6 giugno 2022