Francia: “Le predazioni hanno gravi conseguenze psicologiche sui pastori”. Uno studio dell’Inrae

Cartello sulle predazioni del lupo, in Francia
foto Inrae©

I danni derivanti a pastori e allevatori dalle predazioni del lupo vanno ben oltre l’evidenza dei capi uccisi e feriti, e superano il danno del latte perduto, per l’inevitabile stress che sistematicamente incide sulla resa degli animali.

Ad approfondire la complessa situazione, che attanaglia un’infinità di aziende, ci hanno pensato due studiosi francesi del laboratorio Agir (AGroecologies, Innovations & Ruralities), presso il centro Inrae (Institut National de Recherche pour l’Agriculture, l’alimentation et l’Environnement) ​​Occitanie-Toulouse: Antoine Doré, ricercatore in sociologia e Frédéric Nicolas, borsista post-dottorato in sociologia.

In ventiquattro mesi di interviste e raccolta dati, i due hanno incontrato novantatré allevatori e pastori alle prese con le predazioni delle loro mandrie da parte del lupo. Il loro lavoro dimostra le conseguenze, a volte invisibili, di questa situazione sulla loro salute, sulla loro vita professionale e personale.

“Un attacco”, spiegano Doré e Nicolas, “è vissuto come un vero trauma da molti allevatori e pastori, causando stress, rabbia e angoscia. La presenza del cane obbliga i professionisti a svolgere quello che designano come “lavoro sporco”: l’installazione di recinzioni a protezione delle mandrie, lo svolgimento di compiti amministrativi per dichiarare predazioni e ottenere i risarcimenti. L’identità stessa dei mestieri può quindi essere messa in discussione.

L’ansia quindi, innanzitutto: quella che assale ogni allevatore e pastore ad ogni attacco subìto. Un'”esperienza traumatica, personale, persino intima”, a detta dei diretti interessati, a cui si aggiunge un “senso di solitudine, di fronte ad una minaccia” da tutti definita “più grande di loro”.

Poi ci sono altre conseguenze, come alcune forme di perdita di contatto con la realtà, ma anche la sensazione di non fare più bene il proprio lavoro, di essere equivocati: tutti fattori che gravano sulla salute di pastori e allevatori che affrontano le predazioni dei lupi sulle loro greggi e mandrie.

Raccontando la complessa esperienza costruita in due anni di studio, Doré sottolinea come «il mestiere di pastore è quello di guidare il gregge, di garantire che gli animali utilizzino al meglio le risorse naturali. Questa è la pastorizia: essere un buon pastore significa essere in grado di produrre latte, carne, lana vergine».

Ma non finisce qui: oltre al prezzo diretto – la complessità della perdita di ogni attacco – e indiretto – quello psicologico patito dal pastore – c’è anche un prezzo “di ritorno”, anch’esso psicologico, che deriva dalla coscienza di una situazione non correttamente afferrata né dai media né dall’opinione pubblica.

In questa situazione, la componente psicologica della sofferenza gioca un ruolo rilevantissimo, eppure trascurato. Un ruolo che allo stato attuale delle cose nessuno risarcirà: «Pastori e allevatori», spiega Doré, «si sentono incompresi, traditi, disprezzati». Ciò che deriva da questa situazione sono i cosiddetti “morsi invisibili” che colpiscono la psiche e la salute di queste persone.

Nella pubblicazione intitolata “Face aux loups”, in italiano “Di fronte ai lupi” (sottotitolo “Étude socio-anthropologique des effets de la présence des loups sur la santé des éleveurs et bergers”, vale a dire “Studio socio-antropologico degli effetti della presenza del lupo sulla salute di allevatori e pastori”), i due autori rilanciano alcune tra le più significative interviste.

In una di esse viene riferito il caso di un allevatore che si rende conto che le proprie figlie, due bambine che frequentano le scuole elementari, si autocensurano per non parlare del lupo e dei problemi del padre, per paura di essere giudicate, di essere criticate. Le due sorelle si trovano a dover sopportare commenti come “Comunque tuo padre è risarcito” o “Non è vero che il lupo attacca le pecore”. «Questo», assicura Doré, «ha effetti molto forti sulla sua salute, e sulla sua autostima».

Nello studio i due ricercatori avanzano diverse proposte per ammortizzare, smorzare, compensare. E per rimediare, in particolare i principali problemi indiretti che hanno potuto studiare e narrare. “Sono più difficili da curare”, concludono, “ma hanno effetti altrettanto importanti sulla salute e sulle condizioni di vita di queste persone. Questo va finalmente e pienamente riconosciuto”.

6 giugno 2022

Lo studio in oggetto, in lingua francese, è disponibile sul sito web dell’Inrae