Crisi della zootecnia da latte: in Sardegna +58% di macellazioni rispetto al 2019

Pecore di razza sarda
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La crisi della zootecnia da latte porta con sé drastiche e inevitabili conseguenze, che – teorizzate appena poche settimane or sono – si palesano oggi in tutta la loro cruda realtà. L’aumento delle tariffe elettriche, dei carburanti e degli alimenti per gli animali, ma anche la difficoltà a reperire mangimi, accompagnata dall’aridità della gran parte dei pascoli del nostro Paese, sta portando molti allevatori se non a cessare l’attività, quantomeno ad abbattere una parte delle loro mandrie e greggi.

Se da un canto questo suona in tutta la sua drammatica evidenza – ed è sottaciuto – laddove ad esempio le razze specializzate nella produzione di latte hanno scarsissimo valore se vendute per carne (l’esempio lampante viene dalla bovina Frisona), su altri fronti la riduzione dei capi allevati rientra nel novero delle macellazioni – per quanto straordinarie – giacché talune razze se non proprio a duplice attitudine vengono abitualmente utilizzate come tali.

In Sardegna, ad esempio – lo si registra in questi giorni – le macellazioni di ovini e nella fattispecie di pecore “sono aumentate del 58% rispetto al 2019” arrivando ad assommare “in termini assoluti 281.120 capi”. A renderlo noto è il Csa – Centro Studi Agricoli di Sassari, che martedì scorso, 21 giugno, ha lanciato l’allarme.

“La crisi economica”, spiega una nota del Csa, “e l’aumento dei costi delle materie, come mangimi e concimi, del gasolio, dell’elettricità, e la siccità, le cavallette e l’esosa e attanagliante burocrazia della Regione, nell’erogazione dei contributi e degli indennizzi con fortissimi ritardi, stanno portando le aziende ovicaprine sarde a ridurre il carico delle greggi”.

«Che la situazione nell’allevamento di ovini nell’isola non andasse perfettamente bene», incalza il presidente del Csa, Tore Piana, «lo si capiva dal grido d’allarme lanciato dagli allevatori nelle scorse settimane. E ciò nonostante il prezzo del latte di pecora stia raggiungendo prezzi mai visti: si parla anche di 1,70 euro a litro, nel sistema delle cooperative, grazie al prezzo-record del Pecorino Romano Dop, che si avvia a toccare i 12 euro al chilogrammo».

«La crisi», continua Piana, «ha portato a ridurre il numero dei capi ovini nelle aziende agricole, che cercano di migliorare la razza della pecora sarda (vengono macellati i capi meno produttivi, ndr), per mantenere gli stessi quantitativi di latte prodotto, allevando meno capi e riducendo i costi».

“È un segnale preoccupante», aggiunge Piana, «che deve meritare l’attenzione da parte della Regione, per il fatto che stiamo parlando di un comparto produttivo fra i più importanti della Sardegna: l’assessora all’Agricoltura convochi il tavolo di filiera per analizzare le criticità esistenti».

La prospettiva non si fa rosea, se non verranno introdotti i dovuti “ammortizzatori”: “se non si dovesse interrompere questo trend”, spiegano gli analisti del Centro Studi Agricoli, “nei prossimi cinque anni, il latte ovino prodotto in Sardegna potrebbe essere insufficiente a soddisfare le richieste di Pecorino Romano Dop”.

27 giugno 2022