“Bisogna creare una nuova figura professionale, partendo da un antico mestiere, con un duplice obiettivo: coinvolgere le nuove generazioni e rilanciare le aree montane”. È stato questo il senso del progetto intitolato “Il pastore 4.0”, presentato venerdì scorso 28 ottobre in occasione della 12ª Convention Europea della Montagna, tenutasi a Camigliatello Silano, nel Parco Nazionale della Sila.
Nel corso dell’evento, organizzato da Euromontana in collaborazione con Mipaaf, Gal Calabresi, Regione Calabria, Cia e Arsac (Azienda Regionale per lo Sviluppo dell’Agricoltura Calabrese), è emerso che – a differenza di Paesi come Francia o Spagna – l’Italia non è ancora in grado di proporre veri e propri percorsi formativi orientati alla professione di pastore. Nonostante si tratti di un’attività fondamentale per la tenuta delle zone di montagna, sia sul fronte del presidio territoriale che su quello dell’occupazione, non si fa nulla per sostenere il ricambio generazionale, con effetti negativi sulle imprese agropastorali e sulle filiere locali.
Ed è proprio di fronte a questa duplice problematica che il progetto “Il pastore 4.0” si è inserito, sollecitato da Cia Agricoltori Italiani e realizzato di concerto con Inps e Regione Calabria, per lanciare – e poi replicare in tutto il territorio nazionale – un corso di formazione di due anni, teorico e pratico, che faccia nascere nuove figure specializzate. E digitalizzate.
Futuri pastori qualificati e al passo con i tempi, sia sul fronte delle nuove tecnologie (Gps e droni per controllare posizione e movimenti delle greggi al pascolo, monitoraggio del benessere animale), che su quello del risparmio energetico, con i pannelli fotovoltaici sulle stalle, per alleggerire il peso delle bollette della luce. Scopo ultimo dell’iniziativa è quello di modernizzare il settore, renderlo più redditizio e appetibile per i giovani, nonché rivitalizzare le aree montane che scontano un progressivo spopolamento.
L’intervento del presidente dell’Inps
Alla convention è intervenuto, tra gli altri, il presidente dell’Inps Pasquale Tridico, il quale ha sottolineato che «la montagna non è esattamente un fattore di attrazione massivo, così come le attività tradizionali ad essa legate, in primis l’agricoltura e la pastorizia, considerate spesso molto faticose e poco remunerative».
«Il progetto “Pastore 4.0”, ha aggiunto Tridico, «vuole invertire la marcia e, grazie alle nuove tecnologie, mantenere o riportare i giovani nelle aree montane. Una spinta che deve diventare trainante, per aumentare il capitale umano ma anche la produttività delle aziende».
«In questo modo», ha concluso il presidente dell’istituto di previdenza, «la professione del pastore, fondamentale per la tenuta del territorio anche contro il rischio idrogeologico, può diventare più attrattiva e redditizia, grazie all’innovazione: è una figura che va tutelata, pensando anche a esoneri contributivi, così da diventare un vero e proprio driver di nuova occupazione».
Il Pastore 4.0 è quindi un progetto innovativo, in grado di riconoscere l’importanza strategica della pastorizia di montagna per mantenere attivi e produttivi i territori. Un progetto che reinterpreta un’attività tradizionale molto antica e la proietta nel futuro, creando nuove opportunità per rilanciare le aree montane in chiave tecnologica, ma anche turistica ed enogastronomica. Con un legame sempre più stretto tra pastorizia e agroalimentare tipico, dalla produzione artigianale di formaggi alla vendita diretta in azienda fino alle tavole degli agriturismi.
31 ottobre 2022