Ancora truffe per la mafia dei pascoli: settantacinque soggetti coinvolti in dieci regioni

Fiamme Gialle in alpeggio
foto Guardia di Finanza©

Ancora una truffa è stata perpetrata ai danni dell’Unione Europea, quindi di tutti i suoi cittadini, per incassare illecitamente milioni di euro di fondi pubblici per pascoli inesistenti. All’alba di ieri, 26 settembre, è scattata una maxi-operazione della Guardia di Finanza di Pescara, denominata “Transumanza”, diretta e coordinata dalla Dda (Direzione Distrettuale Antimafia) della Procura della Repubblica del capoluogo abruzzese.

Settantacinque i soggetti fisici e le società coinvolti da nord a sud, con venticinque misure cautelari personali, sedici perquisizioni e sequestri preventivi in esecuzione, anche grazie ai mezzi aerei del Reparto Operativo Aeronavale di Pescara, svolti in lungo e largo in tutt’Italia – in Abruzzo, Puglia, Trentino Alto Adige, Piemonte, Lombardia, Veneto, Liguria, Emilia Romagna, Lazio e Campania, per un giro di affari illecito su cui si sospetta possa esserci la mano della mafia foggiana, visto il coinvolgimento di affiliati alle organizzazioni criminali del Gargano.

Le indagini, svolte in collaborazione con il Gruppo Investigativo Criminalità Organizzata del Nucleo Pef di L’Aquila ed il Nucleo Speciale Spesa Pubblica e Repressione Frodi Comunitarie, sono durate due anni. I finanzieri hanno effettuato acquisizioni documentali, intercettazioni di oltre 100mila conversazioni, 8mila interrogazioni alle banche dati e accertamenti bancari su più di 270 conti correnti.

Il pool investigativo ha così tratteggiato l’esistenza di un sodalizio criminale dedito alla perpetrazione, con l’aggravante mafiosa, di frodi a danno del bilancio nazionale e comunitario, che sarebbe stata attuata mediante indebite richieste di contributi per il Feaga (Fondo Europeo Agricolo di Garanzia) nell’ambito della Pac (Politica Agricola Comune).

Per truffare Bruxelles, l’associazione per delinquere, operativa dal 2014, di cui farebbero parte tredici persone, avrebbe simulato il possesso dei requisiti necessari per ottenere la disponibilità di terreni e di corrispondenti titoli Pac, rilasciati gratuitamente dalla Riserva Nazionale dei Titoli ai nuovi giovani imprenditori agricoli.

Secondo gli investigatori, le nuove imprese agricole fittizie sarebbero state in combutta con altrettante società cooperative agricole o associazioni temporanee di imprese, costituite per fare incetta di migliaia di ettari di terreni la cui concessione ad uso civico veniva messa a bando dai Comuni.

Le frodi accertate dalle Fiamme Gialle ammonterebbero a circa 5 milioni di euro. Somme sono state sequestrate a ventiquattro imprese agricole e a trentotto persone, accusati a vario titolo di autoriciclaggio, reimpiego di proventi illeciti, ricettazione, truffa aggravata ai danni dello Stato e per il conseguimento di erogazioni pubbliche.

Intervistato dalla nostra Redazione, il presidente della Rete Pastorale Appia Nunzio Marcelli ha sottolineato come «negli ultimi vent’anni i Ministeri Agricoli di Governi sia di destra che di sinistra, non hanno fatto nulla per far sì che la norma potesse avere altri effetti».

«Di fatto», prosegue Marcelli, «la norma stessa ha creato e crea rendite e ha favorito le aziende speculative e non quelle produttive. Le aziende che si sono concentrate nel commercio dei titoli Pac non hanno a cuore le sorti produttive perché loro – quando rispettano le norme – hanno bisogno solo di avere degli animali fittizi.

«È gente», sottolinea il presidente di Rete Appia, «che non ha alcun interesse ad attivare una filiera produttiva, perché così come sono le condizioni e i rapporti di scambio della zootecnia, oggi si lavora sotto costo. Mentre per diverse aziende con una filiera produttiva reale i titoli Pac rappresentano una compensazione».

«Infine, conclude Marcelli, «dal momento che non c’è alcuna imposizione per la produzione, c’è chi sceglie di incassare il titolo senza avviare un’attività produttiva: ad esempio ci sono delle greggi di pecore in cui il montone non viene mai introdotto semplicemente perché dover pagare gli operai per tenere gli agnelli ha un costo molto superiore alla vendita degli agnelli e del latte».

27 settembre 2023