Cambia il disciplinare del Pecorino Romano: scongiurata l’apertura alle razze Lacon e Assaf

Pecorino Romano
foto Consorzio di tutela del Pecorino Romano Dop©

Le pecore delle razze Lacon e Assaf, rispettivamente francesi e israeliane – molto più produttive di quelle Sarde – vengono allevate in Sardegna da diverso tempo e, anno dopo anno, sono cresciute di numero e hanno conquistato una schiera sempre più ampia di allevatori, soprattutto dove la gestione estensiva non era più facilmente sostenibile: per carenza di pascolo e di personale, per comodità, e per mille altre ragioni più o meno reali e condivisibili.

Come già avvenuto in mille altri momenti e traversìe che hanno interessato la zootecnia (in senso lato, a prescindere dalle specie allevate), negli ultimi anni ad ogni episodio di crisi ha corrisposto un’incremento della diffusione di animali alloctoni, che oltre a rendere una produzione maggiore in termini di latte sono stati piegati ad un’alimentazione mista o intensiva (sempre meno erba e fieno ovvero prevalentemente mangimi e insilati) rispetto a quelli autoctoni. Questi ultimi, per recuperare terreno – a livello nazionale e internazionale – hanno dovuto attendere prima di rischiare l’estinzione, poi che fossero stanziati i fondi comunitari necessari a reintrodurle e a  salvarle, qua e là. Fondi che hanno letteralmente “drogato” il settore divenendo spesso il motivo primario per cui molti allevatori hanno scoperto una altrimenti improbabile vocazione alle razze locali, meno produttive.

È in questo modo che ad esempio la vacca Frisona ha conquistato pressoché ovunque spazio sul mercato, giungendo ad essere, nell’arco di una sessantina di anni (un battito di ciglia in confronto ai millenni intercorsi tra l’inizio della domesticazione animale e i nostri tempi), “la mucca” per antonomasia, anche per i non addetti ai lavori. Spazzando via decine di razze locali rustiche, che avevano impiegato millenni ad adattarsi ai diversi territori e alle specifiche condizioni che ogni areale esprime, climatiche, orografiche, ambientali.

Assaf e Lacon un’insidia reale per le produzioni di qualità

Assaf e Lacon sono quindi realmente un’insidia – in Sardegna e non solo – per la razza ovina Sarda, che nonostante l’assedio in corso resta bandiera e icona di un intero popolo, nella propria isola e ben oltre i confini territoriali di appartenenza. La migrazione, nel secondo dopoguerra, di centinaia di famiglie di pastori che varcarono il Tirreno con pecore e arieti al seguito, vide la conquista di larga parte dell’Italia Centrale da parte della razza ovina Sarda, divenuta “regina” del pastoralismo laziale, toscano e umbro, e comprimaria nelle terre marchigiane e abruzzesi, molisane e romagnole.

Ben venga quindi, a difesa di questa razza e dei suoi prodotti, il grido d’allarme lanciato giovedì scorso, 18 aprile, da alcuni pastori sardi, che più a ragione che a torto hanno parlato di rischio per l’autenticità delle produzioni casearie industriali della Sardegna, a cominciare da quella del Pecorino Romano Dop. Una produzione che è in mano a chi guarda più ai numeri che alle bandiere e più al profitto che ai disciplinari di produzione. Per quale motivo soggetti (non tutti, ovviamente, ndr) che per decenni hanno irriso impunemente norme e buonsenso, producendo illegalmente il Fiore Sardo, non dovrebbero oggi – e anche ieri e l’altroieri – produrre e aver prodotto (lo diciamo in via del tutto teorica, beninteso, ndr) unendo il latte di pecore Sarde a quello delle due razze francese e israeliana suddette?

Il Consorzio del Pecorino Romano tranquillizza i pastori

La risposta ai pastori non ha tardato ad arrivare: il giorno seguente, venerdì 19, il Consorzio di tutela del Pecorino Romano, che di fatto sta per richiedere alcune modifiche non secondarie del disciplinare di produzione, si è premurato di precisare che nessuna variazione verrà apportata alle razze incluse nel disciplinare stesso e che le modifiche riguarderanno altre parti delle norme produttive: dal grattugiato all’uso del sacco sottovuoto (che dovrebbe invero preoccupare anch’esso) ad una non meglio circostanziata “tipologia extra”, su cui il ministero ha chiesto alcune modifiche. Ad ogni modo, sembrerebbe che, ad oggi, non ci siano parti del disciplinare ancora approvate ufficialmente, ma solo interlocuzioni tra il Consorzio e il Ministero.

Ed è proprio la necessità di ridiscutere i passaggi soggetti a modifica che suggerisce che il disciplinare venga riportato all’Assemblea consortile e nuovamente votato nella sua interezza. Su questa nuova fase di confronto sarà importante che si affermi un dialogo sereno ed equilibrato, che tenga conto degli interessi di ogni attore della filiera, affinché il nuovo disciplinare possa rappresentare un documento-guida condiviso da tutte le sue  componenti per le produzioni future.

24 aprile 2024

Su questo tema rimane sempre attuale il nostro articolo (del 2016) “C’è il miglioramento genetico nel futuro della pecora sarda