Gran Sasso: nuovo progetto del Parco per aiutare i pastori in alpeggio

Vacche al pascolo presso il Lago di Pietralsieri
foto Ente Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga©

Pur producendo qualità, si può sempre migliorare. Lo sanno bene i responsabili del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga che da anni seguono i propri pastori e mandriani, dando loro il necessario supporto, e confrontandosi su necessità, limiti, desideri, conoscendo i loro animali, le produzioni, le consuetudini – e non solo – di ciascuno.

A volte, per sopperire ad una carenza può bastare poco, e quel “poco” è in partenza senza dubbio l’ascolto. “Conoscere necessità e bisogni, spesso risolvibili con misure mirate, puntuali e non troppo dispendiose”, spiegano alla direzione del Parco, è un presupposto importante per instaurare un proficuo rapporto di collaborazione.

E proprio “da un tale rapporto, scaturiscono idee che si concretizzano in vere e proprie iniziative”, spiegano al Parco, “quali il progetto “Caseus”” che ha preso il via nei giorni scorsi.

Dopotutto, spiega una nota stampa del Parco, “da anni il nostro ente mette in campo iniziative e progetti tesi a incentivare, valorizzare e rivitalizzare il settore agro-zootecnico, privilegiando tecniche e metodiche rispettose dell’ambiente, del territorio, della vocazione e dei ritmi della natura”.

In particolare la produzione lattiero-casearia nell’area protetta vanta tradizioni secolari, che si concretizzano in formaggi pecorini, vaccini e caprini dalle caratteristiche organolettiche e sensoriali tipiche del territorio e della tradizione. Formaggi che sono il risultato del sapere del casaro unito alla qualità di una materia prima – il latte – mai banale, prodotto da animali allevati al pascolo in gran parte dell’anno.

Produrre a latte crudo in condizioni di criticità

“La trasformazione dei formaggi dell’Area protetta”, prosegue la nota stampa dell’ente, “vede prevalere, soprattutto nelle piccole produzioni artigianali, la tecnica della caseificazione a latte crudo; questo metodo richiede, tuttavia, il rispetto di norme e requisiti minimi, tali da garantirne la sicurezza alimentare”. “Se nei caseifici aziendali le buone pratiche di produzione e l’applicazione del piano di autocontrollo previsti dai manuali Haccp risultano relativamente semplici da attuare, la produzione in alpeggio durante la monticazione estiva, risulta più delicata dal momento che la fase di mungitura, di conservazione del latte e la successiva caseificazione, devono svolgersi con modalità tali evitare contaminazioni o sviluppi microbici incontrollati, in contesti spesso disagiati e marginali”.

A tale riguardo, sia le normative nazionali e comunitarie che le buone pratiche vengono in soccorso ai produttori, anche se accade spesso che l’allevatore-casaro rimanga con il dubbio di non aver soddisfatto i requisiti minimi di legge o che per qualche motivo non abbia operato nel rispetto della e norme, e di non riuscire a capire questo se non in caso dei controlli operati dagli organi di vigilanza competenti.

“In tale situazione”, precisa la nota stampa, “l’allevatore è spesso portato ad evitare la trasformazione del proprio latte e questa scelta, pur se comprensibile, comporta almeno due aspetti negativi: limita l’economia dell’allevatore e priva il consumatore di un prodotto straordinario, dalle caratteristiche aromatiche e sensoriali uniche.

Finalità e modalità del progetto “Caseus”

A tale scopo un avviso relativo al progetto, pubblicato dall’ente all’inizio del mese, ha creato i presupposti per individuare gli allevatori che monticano i propri capi ovicaprini e bovini all’interno del Parco, che lì producano latte, e che siano interessati al progetto “Caseus”, o per meglio dire alla creazione di una graduatoria utile alla partecipazione al suddetto progetto, volto a valorizzare, ammodernare e adeguare le fasi di produzione e caseificazione in alpeggio.

Di seguito riferiamo i punti-cardine del progetto, ripresi dal sito web dell’Ente Parco:

1. Finalità

L’Ente Parco, con la presente iniziativa, intende:
▪ Migliorare la qualità di vita degli allevatori;
▪ Facilitare il raggiungimento del rispetto e della garanzia igienico-sanitaria delle produzioni tipiche;
▪ Mantenere e valorizzare sul territorio lo stretto legame tra area protetta e produzione di qualità;
▪ Incentivare l’avvio del processo di caseificazione o parte della filiera in alpeggio;
▪ Analizzare le produzioni per lo studio e definizione degli standard minimi e soprattutto per la verifica degli adeguamenti necessari calibrati sulle effettive realtà e necessità degli operatori aderenti al progetto;
▪ Ammodernare/adeguare le attrezzature utili alla caseificazione o parte della filiera, durante la monticazione;
▪ Garantire un’integrazione del reddito;
▪ Ridurre la distanza tra istituzioni ed operatori economici.

2. Il progetto Caseus

L’iniziativa prevede le seguenti fasi:

▪ Individuazione degli allevatori delle sottostanti 4 principali aree del Parco, che producono latte durante il pascolo estivo in altura e che lo trasformano o lo cedono per la trasformazione in prodotti lattiero caseari:
– Area vestina: comprendente i Comuni di: Bussi sul Tirino, Castiglione a Casauria, Pescosansonesco, Corvara, Brittoli, Carpineto della Nora, Civitella Casanova, Villa Celiera, Montebello di Bertona, Farindola;
– Area Terre delle Baronie e Alto Aterno: comprendente i Comuni di: Capestrano, Villa Santa Lucia, Castel del Monte, Carapelle Calvisio, Castelvecchio Calvisio, Calascio, Santo Stefano di Sessanio, Barisciano, Ofena, L’Aquila, Pizzoli, Barete, Cagnano Amiterno, Montereale, Capitignano, Campotosto;
– Area laziale e marchigiana: comprendente i Comuni di: Amatrice, Accumoli, Acquasanta Terme, Arquata del Tronto;
– Area della Laga e del Gran Sasso teramano: comprendente i Comuni di: Torricella Sicura, Campli, Civitella del Tronto,, Crognaleto, Valle Castellana, Rocca Santa Maria, Isola del Gran Sasso, Castelli, Tossicia, Arsita, Montorio al Vomano, Pietracamela, Fano Adriano.
▪ Formazione di una graduatoria per l’individuazione di 4 allevatori/trasformatori nelle 4 aree di cui sopra, meritevoli dell’intervento;
▪ Visita dei tecnici dell’Ente Parco presso i 4 allevatori/trasformatori individuati, in posizione utile (1 per ogni area di cui sopra) per il riscontro di quanto dichiarato;
▪ Elargizione di un rimborso spese fino ad un massimo di € 7.000,00 per ognuno dei 4 operatori individuati per l’acquisto di attrezzature / strumentazioni / adeguamenti idonei a garantire la produzione e/o il rispetto igienico-sanitario delle produzioni.

Il progetto prevede il contestuale coinvolgimento di Università/Camera di Commercio/laboratori privati per le analisi chimico-fisiche-microbiologiche delle produzioni (latte – formaggio). Grazie ai risultati delle analisi, durante il periodo di durata del progetto, si potranno saggiare e verificare gli auspicabili miglioramenti ottenuti dall’iniziativa.

3. Soggetti Interessati

Possono essere soggetti interessati gli allevatori:

▪ con sede aziendale all’interno dei Comuni del Parco;
▪ che monticano i propri capi ovicaprini e/o bovini all’interno dei Comuni del Parco;
▪ che utilizzano il latte nella filiera lattiero casearia.

4. Modalità di adesione

I soggetti interessati dovranno comunicare la propria manifestazione di interesse entro le ore 12:00 del giorno 28 giugno 2024, farà fede data e ora del protocollo in entrata dell’Ente – inviando il modulo di adesione compilato a mezzo Pec all’indirizzo gransassolagapark@pec.it o a mano o a mezzo posta al seguente indirizzo: Ente Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga – Via del Convento – 67100 – Assergi – L’Aquila.

Nel modulo di adesione il soggetto interessato deve fornire e/o dichiarare le seguenti informazioni:

▪ i dati del soggetto interessato;
▪ il Comune di ubicazione della sede legale;
▪ il Comune di monticazione estiva;
▪ il numero di capi posseduti (inseriti nel registro di stalla alla data del 31.05.24);
▪ la tipologia ed il numero di animali al pascolo;
▪ la tipologia di governo;
▪ la fase della filiera di caseificazione coinvolta durante la monticazione;
▪ le esigenze manifestate e le soluzioni consentite tramite il beneficio;
▪ la certificazione bio se posseduta.

Il soggetto interessato (titolare / legale rappresentante) deve inoltre allegare, in sede di istanza copia del documento di riconoscimento in corso di validità.

Altre informazioni

Seguono altre informazioni, relative alla “Procedura, eventuale graduatoria e criteri di selezione”, “Impegni dei beneficiari”, “Impegni dell’Ente Parco”, “Spese ammissibili”, ecc. che gli interessati troveranno esposti nell’avviso in oggetto.

19 giugno 2024