Ha preso il via venerdì 20 settembre, con il primo incontro operativo tra i partner e i soggetti coinvolti, il progetto “Pascoli delle terre alte: patrimonio da salvaguardare e rigenerare”, presentato dalla Provincia di Belluno e finanziato da Cariverona e Veneto Agricoltura rispettivamente con 290mila e 80mila euro.
Gli obiettivi del progetto
L’obiettivo principale del progetto è quello di evitare che i boschi avanzino, come naturalmente accade quando essi non sono “controllati” dall’uomo, come è bene che sia in presenza di aree pascolive. L’espansione dei boschi è infatti fenomeno che mette a repentaglio la sopravvivenza degli alpeggi alpini, della biodiversità che rappresentano e dell’economia di montagna, già messa a dura prova dalle predazioni operate da lupi e orsi.
Un altro fronte di intervento riguarda la codifica delle buone pratiche operative e tecnico-amministrative, che permettono di agire sulle aree pascolive. Una volta definite, esse verranno applicate a sei le malghe coinvolte direttamente dai lavori di riqualificazione.
Frenare l’espansione del bosco
Le azioni del progetto partono da un quadro analitico complessivo chiaro ed eloquente. Le zone di media e alta montagna, destinate in passato ad uso pascolivo – oltre ad assicurare alle popolazioni locali una buona crescita economica e sociale – sono state plasmate nel loro aspetto e nella loro morfologia, acquisendo l’importante valenza estetica che tutti riconoscono loro.
Con lo spopolamento della montagna e il declino della pratica alpicolturale registrata negli ultimi decenni, molte superfici prative e pascolive sono state dismesse, andando incontro ad un ritorno allo stato selvatico assai problematico, che sta compromettendo la sopravvivenza loro e dell’economia che ad esse è legata.
I numeri lo dicono chiaramente. La perdita delle superfici di pascolo è notevole: tra il 1990 e il 2014 sono stati persi in Italia 15.800 ettari all’anno di prati e pascoli. E il dato è ben visibile anche in provincia di Belluno, dove molte aree pascolive sono state abbandonate dopo l’arrivo dell’industrializzazione e oggi sono state soppiantate dal bosco.
«In questa situazione», sottolinea Silvia Calligaro, vice-presidente della Provincia con delega all’agricoltura, «si è riscontrata la necessità di sostenere ulteriormente i pionieri della montagna – ossia i proprietari dei terreni e i gestori delle malghe – in un momento in cui comunque sempre più giovani si stanno riavvicinando all’agricoltura che si sta svestendo degli antichi panni per diventare un settore produttivo specializzato e attrattivo».
Gli interventi nelle sei malghe
Il progetto, che si svilupperà nell’arco di tre anni, prevede alcune azioni di ripristino mirate e il miglioramento quali-quantitativo della vegetazione delle aree di pascolo. Ma anche la realizzazione di pozze di abbeveramento, la sistemazione della rete viaria e la creazione di punti di sosta.
In particolare a Malga Col Toront in Nevegal si prevede il recupero del verde dal rododendro nella zona di “Busa da camp”; e il taglio dei cespugli spontanei e della rosa canina vicino alla malga.
A Malga Cherz è in programma il recupero delle aree danneggiate dalla tempesta Vaia, oltre al miglioramento dei percorsi di accesso ai pascoli, alla regimazione delle acque su alcune aree pascolive e alla realizzazione di piccoli abbeveratoi naturali per garantire al bestiame l’acqua nei periodi di siccità; verrà valutato anche l’adeguamento della malga agli standard produttivi attuali, alla sostenibilità ambientale e al benessere animale.
Per Malga Fòses il progetto prevede la realizzazione di due pozze d’alpeggio sull’Alpe di Fòses con l’uso di materiali impermeabilizzanti naturali per preservare dal calpestio e dalle deiezioni acide delle greggi i laghi di Fòses e le annesse torbiere.
A Malga Chivion sono previste azioni di sfalcio ed estirpazione delle piante infestanti per il pascolo e realizzazione di recinzione per la convivenza tra animali domestici e selvatici, con adeguamento dei sentieri.
Le stesse azioni sono previste per Malga Casera Pal, dove il progetto indica anche la realizzazione di aree attrezzate per il ristoro, la degustazione e l’osservazione del contesto malghivo.
Infine, a Malga Dignas verranno preventivamente valutati i biotipi di flora che andranno protetti; in seguito saranno attuati interventi per la rigenerazione delle piante in base alla biodiversità agricola e azioni di sfalcio ed estirpazione delle piante infestanti per il pascolo; a completare il tutto, anche la realizzazione di depositi e bacini per la raccolta dell’acqua.
Gli attori del progetto
“Pascoli delle terre alte” è un progetto supportato dal Circolo Cultura e Stampa Bellunese, con il sostegno di Veneto Agricoltura, affiancato da importanti partner, tra cui il Dipartimento di Agronomia, Alimenti, Risorse naturali, Animale e Ambiente dell’Università degli Studi di Padova, l’istituto Agrario “Della Lucia” di Feltre, Lattebusche, le Regole di Monte Salatis, di Casada, di Ampezzo, il Consorzio Val Visdende, il Comune di Livinallongo del Col di Lana. Oltre ovviamente alle sei malghe coinvolte: Col Toront (Nevegal), Casera Pal (Alpago), Fòses (Cortina d’Ampezzo), Cherz (Livinallongo), Chivion (Val Visdende) e Malga Dignas (Santo Stefano di Cadore).
25 settembre 2024