Il Pecorino Romano muove gli ultimi decisivi passi verso la modifica del disciplinare di produzione, che svincolerebbe i produttori dal latte delle pecore di razza Sarda e Nera di Arbus, da sempre utilizzato per realizzare quel formaggio. Nei giorni scorsi tutti i soci del Consorzio del Pecorino Romano Dop hanno ricevuto la lettera di convocazione della prossima assemblea generale, fissata per martedì 3 dicembre in Macomer.
Ufficialmente, all’ordine del giorno ci sono le nuove modifiche al disciplinare di produzione del formaggio, o per meglio dire la loro approvazione. Secondo voci ufficiose che circolano tra i soci da lunedì scorso, 25 novembre, la principale modifica – o forse l’unica – che sarà messa sul tavolo tra sei giorni spalancherebbe le porte a due razze ovine iperproduttive diffusesi in Sardegna negli ultimi dieci anni: l’israeliana Assaf e la francese Lacaune. Due razze che possono essere allevate in stalla.
A onor del vero, un orientamento a incrementare il numero di razze ammesse venne già espresso tre anni fa dalla stessa assemblea, con voto unanime dei presenti. Oggi, a raccogliere la preoccupazione che comincia a montare tra gli allevatori più orientati al pascolamento e alla tradizione, è il Centro Studi Agricoli (Csa), che “ritiene molto fondate le voci ufficiose che circolano in queste ore”.
“Come si ricorderà”, spiega una nota stampa del Csa, “nel 2021 fece una dura battaglia a favore delle introduzione dell’utilizzo del solo latte delle razze di pecora Sarda e Nera di Arbus, nella produzione del Pecorino Romano Dop”. «Queste norme», incalza Tore Piana, che del Csa è presidente, «non devono assolutamente essere rimodificate perché garantiscono la specificità del Formaggio Pecorino Romano Dop e lo mettono al riparo da qualsiasi speculazione al ribasso».
«Se il 3 dicembre l’Assemblea del Consorzio dovesse abolire questo vincolo», conclude Piana, «si rischierebbe di minare la stabilità del prezzo e conseguentemente quella, al ribasso, del prezzo del latte di pecora al litro. Ecco perché, come Centro Studi Agricoli, lanciamo un forte appello a tutti i soci affinché non venga abolito quel vincolo, per difendere il quale siamo pronti a fare tutte le battaglie possibili».
27 novembre 2024