A chi si occupi anche solo un po’ di pastorizia oggi, Sardegna e Toscana appaiono come due regioni sorelle, con tante affinità e contiguità che tutto il mare che v’è nel mezzo non riuscirebbe mai a nascondere. Alla base di ciò, è la migrazione epocale di migliaia di famiglie di pastori sardi che a cavallo tra gli Anni ‘50 e ‘60, un poco alla volta – imbarcando un’infinità di pecore in più o meno avventurosi viaggi – migrarono principalmente nelle campagne di Grosseto e Siena (e da lì in altre province e regioni) intraprendendo attività pastorali e casearie.
Così, a distanza di sessant’anni e più da quei fasti, Sardegna e Toscana hanno celebrato, venerdì scorso, 29 novembre, in un evento svoltosi a Firenze, una fratellanza sancita ufficialmente dalle Camere di Commercio e dalla Confcommercio delle due regioni in un evento (convegno e pranzi a tema) denominato la “Transumanza del gusto”, che ha messo in risalto le comuni conoscenze e tradizioni agroalimentari, le tipicità dell’una e dell’altra, le contaminazioni. In sostanza, “anche attraverso la cucina”, hanno sottolineato gli organizzatori, “si è scelto di rinsaldare i rapporti commerciali, turistici ed enogastronomici tra le due regioni”.
Al centro di questo fare, ovviamente, c’è il formaggio – il pecorino in primo luogo – protagonista, pressoché immancabile nella convivialità, nella cucina e nelle ricette. In una parola sola, nella vita dei due popoli.
Tra le attività che hanno dato sostanza all’iniziativa, decine di chef sardi hanno cucinato, ospiti nei ristoranti di loro colleghi fiorentini e aretini celebrando un rapporto saldo, fatto di accoglienza, rispetto, buone relazioni, nella sana dimensione della condivisione. Sì è trattato quindi di un vero e proprio viaggio del gusto – e nel gusto – nato dalla tradizione della transumanza dei pastori sardi e sublimato con i piatti più tipici dell’isola, dalla panada alle seadas, ai culurgiones, e altri ancora, molti dei quali con ingrediente principe il formaggio, e con i vini Vermentino (presente su larghi tratti interni alla costa toscana) e Cannonau (grenache, presente in Maremma), i cui vitigni arrivarono in Sardegna ben prima di pastori e pecore.
Molto attesa, durante il convegno, è stata la proiezione del documentario “Transumanze”, realizzato da Andrea Mura, in cui Emanuele Frongia, presidente di Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) Sardegna, interviene affermando che «Sardegna e Toscana sono legate da una storia comune: nei nostri piatti c’è tutta la storia gastronomica della transumanza, ma pure tutta la voglia di ricordare anche lo sforzo dei nostri genitori».
Dal canto suo Aldo Cursano, presidente di Fipe Toscana, ha tenuto a precisare che «quel che conta è rimettere al centro le persone. La testimonianza viva di questo patrimonio di Sardegna e Toscana sono proprio loro: il contadino che produce e coltiva, il cuoco che trasforma, e il ristoratore. Sono le vere testimonianze vive di questa tradizione che noi vogliamo mettere al centro».
L’importanza del questa sorellanza tra le regioni è stata al centro dell’intervento di Cristiano Erriu, segretario generale della Camera di Commercio di Cagliari e Oristano. Erriu ha parlato di «un gemellaggio che segna non solamente una continuità geografica data dall’emigrazione di tanti sardi che per alcuni decenni si sono trasferiti e impiantati in Toscana. È un gemellaggio di qualità, di eccellenze agroalimentari». «Questo gemellaggio», ha concluso Erriu, «non è solo un incontro di sapori, ma è una promessa: quella di continuare a lavorare insieme, di crescere insieme, di fare rete e di guardare al futuro con l’orgoglio di chi sa che il buon cibo è un ponte che unisce culture, popoli, terre e cuori».
4 dicembre 2024