Fiore Sardo contraffatto: Petrini di Slow Food tra i testimoni del processo

Fiore Sardo Dop
foto Slow Food©

Si avvia finalmente l’iter giudiziario contro i caseifici accusati di aver prodotto per anni Fiore Sardo Dop senza rispettare il disciplinare di produzione, o – per dirla tutta – non essendo nella condizione di produrre “a caldo”, già che l’industria, raccogliendo latte a destra e a manca non può evitare di refrigerare la materia prima (pratica vietata nella produzione di questo formaggio) e non può trasformarla nell’immediatezza della mungitura, come previsto dal metodo di produzione tradizionale.

Detta altrimenti, stiamo parlando di un formaggio che nessun industria avrebbe mai dovuto lontanamente pensare di produrre se non attraverso un clamoroso illecito che in questo caso è stato impunemente perpetrato e colpevolmente tollerato per decenni.

Venendo alla fase giudiziaria, che riprenderà nell’anno in corso, ventidue pastori produttori di Fiore Sardo Dop, assistiti dall’avvocato Efisio Arbau, si sono costituiti parte civile nel procedimento penale in cui sono imputati i rappresentanti legali di sette industrie sarde, accusati di contraffazione di denominazione di origine dei prodotti agroalimentari. Secondo la Procura, infatti, “alcune produzioni di formaggio pecorino del tipo “Fiore Sardo” sarebbero state realizzate in violazione delle specifiche regole del disciplinare di produzione”.

L’indagine, dettagliatamente trattata dalla nostra Redazione il 9 maggio 2022 (“Il Fiore Sardo industriale è fuorilegge: la GdF sequestra tonnellate di prodotto”) e il 17 gennaio 2024 (“Fiore Sardo: l’industria esautorata dalla posizione dominante. Con ventisette anni di colpevole ritardo”), risale a tre anni fa, ma le produzioni contestate sono quelle tra il dicembre 2021 e il marzo 2022. Allora la Guardia di Finanza, nell’ambito dei controlli per la tutela dei “Made in Italy”. aveva sequestrato oltre 270 tonnellate di “Fiore sardo”, per un valore di 1,6 milioni di euro.

Le parole dell’avvocato Arbau

«Le persone costituite parte civile», spiega Arbau, «sono tutti pastori, storici produttori di Fiore Sardo, tradizione tramandata di generazione in generazione, con la lavorazione del formaggio in opifici aziendali. Pastori che hanno messo loro risorse economiche e di tempo con l’importante ritorno di “riconoscere la Dop”, promuovere il “Fiore” in tutto il mondo e farlo diventare “il formaggio dei pastori” per antonomasia, in quanto prodotto da latte appena munto in azienda»

Carlo Petrini tra i testimoni all’udienza del 7 novembre

«Le parti civili», incalza Arbau, «hanno chiesto e ottenuto l’ammissione di sei testimoni, cinque pastori-produttori di Fiore Sardo e l’ideatore e guida di Slow Food Carlo Petrini, mentre il giudice Giampiero Sanna si è riservato sulla richiesta avanzata dalle parti civili di espletamento di esperimento giudiziale che confuti la tesi difensiva che le analisi che hanno portato alla contestazione del reato fossero condizionate dalla pratica della “scottatura”».

A questo punto non resta che attendere che il processo riprenda – la prossima udienza è fissata per il 7 novembre, con l’audizione dei testimoni indicati dal pubblico ministero – e di augurarci che la Giustizia sia – una volta tanto – veramente giusta.

7 marzo 2025