Lait de Pâturage: in Francia è in arrivo il latte del pascolo

A giudicare dalle iniziative che da qualche tempo si susseguono all’€™estero, il latte di qualità reale sarebbe richiesto da un pubblico magari non ancora numeroso ma di sicuro ben informato, e sempre più vasto. La gente diffida delle pubblicità ingannevoli dell’€™industria (sempre attiva nel millantare paesaggi alpini, ndr), e sa che un buon bicchiere di latte, quando è buono (latte del fieno, o meglio del pascolo), vale la pena berlo, e allora cerca il buon latte vaccino di animali che non conoscono insilati e unifeed.

È così che alle iniziative svizzera, inglese e francese, da noi presentate nel corso del 2017 si aggiunge ora quella di un gruppo di allevatori bretoni, che mercoledì scorso, 6 settembre, ha annunciato la nascita di “€œLait de Pâturage” (Latte di Pascolo), associazione e marchio che contraddistingueranno il prodotto di bovine che abbiano pascolato un minimo di 150 giorni all’anno, per non meno di sei ore al giorno.

Il nuovo latte “estensivo”, presentato a Ille-et-Vilaine, ha il sostegno dell’€™amministrazione regionale bretone ed ha ottenuto l’assistenza delle Chambres d’€™Agriculture, del Frsea (principale sindacato agricolo della regione) e del Jeunes Agriculteurs de Bretagne, oltre che del Gie – Eƒƒ‰levages de Bretagne, che ha redatto il disciplinare di produzione.

Il primo successo è stato ottenuto grazie ad un accordo con la cooperativa Sodiaal, che si impegna a trasformare la materia prima senza miscelarla con latti di diversa natura, al fine di creare una nuova linea di formaggi “del pascolo”. Inoltre sarebbero già in corso trattative con una “firma”€ del settore catering per un rilevante accordo commerciale.

Fatte queste premesse, l’associazione dichiara sin dal suo primo passo di non volersi limitare ad essere una realtà regionale: “Nasciamo in Bretagna ma non abbiamo alcuna intenzione di rimanere relegati in questa sola regione”, hanno spiegato i responsabili commerciali alle agenzie di stampa francesi. Il Lait de Pâturage cercherà quindi ƒƒƒƒƒƒadesioni “ovunque esista in Francia una cultura del pascolo” puntando anche a valorizzare un’agricoltura di qualità, che può e deve fare a meno di chimica e di dannose smanie produttive.

E così, mentre la Francia registra quindi la sua seconda iniziativa tesa a produrre del latte alimentare di qualità reale, l’Italia sembra restare alla finestra, con un Centro-Sud in cui “estensivo” è sinonimo solo di latte ovicaprino (la cultura del fieno per le vacche da latte, perennemente stabulate, tranne rare eccezioni, è ormai un ricordo, ndr) e un Nord in cui gli esempi virtuosi si contano sulle dita di due mani e non sono ancora riusciti a trovare un loro progetto unitario. Staremo a vedere se prima o poi anche nel nostro Paese qualche azienda riuscirà a trovare una coesione, magari partendo dal Piemonte, che una cultura del pascolo ce l’ha davvero, ben oltre le fantasiose campagne pubblicitarie sbandierate da qualche industria.

11 settembre 2017ƒƒƒƒƒƒƒƒ‚