Animali con le corna: la Svizzera fa un gran passo indietro

Vacca di razza Bruna Alpina Originale

Le vacche con le corna non hanno più vita facile, purtroppo, neanche in Svizzera. Il Paese, che troppo spesso associamo all’iconografia del pascolo alpino, delle praterie sconfinate e delle vacche al pascolo – vacche “intere”, con le corna – dovrà presto fare i conti con una repentina trasformazione dei propri costumi, e con la necessità di aggiornare, in negativo, la sua immagine agli occhi del mondo.

Con sorpesa, ed è questione trapelata nei giorni scorsi dalle maggiori fonti d’informazione della Confederazione Elvetica, si è appreso che ben 9 capi su 10 del Paese risulterebbero già senza corna: o perché appartenenti a razze geneticamente selezionate per non averne, o perché decornati dopo la nascita.

Vacca di razza Bruna Alpina Originale

Il dato, sorprendente, ha accompagnato la notizia, diramata giovedì scorso, della bocciatura della mozione di iniziativa popolare “per le vacche con le corna”, da parte del Consiglio degli Stati. Con 28 voti contrari, 8 a favore e 8 astenuti è stata scritta la parola “fine” al termine di un acceso dibattito sul benessere degli animali, che aveva portato ad un’infinità di polemiche circa l’opportunità o meno di privare gli erbivori (bovini ed ovicaprini) delle caratteristiche “protuberanze” presenti sulle loro teste, elementi, poco considerati dalla gran parte degli allevatori dei nostri giorni, purtroppo. E meno che mai dai tecnici di settore.

Animali piegati alla logica del dio denaro

Ancora una volta, purtroppo, le sorti degli animali vengono piegate dalla logica delle utilità dell’uomo: anche gli spazi nelle stalle hanno un costo, e la logica del dio denaro prevale su una natura che ancora una volta l’uomo non è riuscito a comprendere a fondo. Prima ancora di afferrare l’utilità che le corna hanno per gli erbivori, l’uomo ha deciso di risolvere il “problema” pensando unicamente al proprio tornaconto. E decornando(1).

“I bovini senza corna”, sottolineano i media svizzeri, “occupano meno spazio nella stalle, facendo così risparmiare denaro agli agricoltori”. Questo anche se una comunità di interessi, denominata “Hornkuh” (vacca cornuta), aveva sottolineato la necessità di mantenere le bestie “cornute”, chiedendo semplicemente un legittimo contributo, quantomeno per contenere i maggiori costi che l’interazione con e tra animali “interi”comporta.

Nell’ultima riunione del Consiglio degli Stati svizzeri, purtroppo, solo una minoranza dei votanti ha difeso gli obiettivi dell’iniziativa, affermando che privare gli animali da reddito delle corna è contrario al loro benessere, e quindi alla legge che li protegge. «Le corna», per dirla con il senatore socialista Daniel Jositsch, «hanno un immenso significato per gli animali, in special modo per la loro socializzazione».

Difficile poter affermare con certezza quanto le corna servano alle bestie o quanto esse soffrano per la privazione di esse, ma il senso comune delle realtà che vorrebbero mantenerle è ben chiaro: siamo nel campo delle ipotesi (per i biodinamici in quello delle certezze) e le corna sono strumenti di relazione con il cosmo e con il mondo che circonda gli animali, e hanno un forte significato nella socializzazione tra i vari individui di una stessa realtà sociale (mandria, gregge), nei diversi contesti del pascolo, della stalla, o della mungitura.

Come se ciò non bastasse, il senatore Jositsch ha aggiunto nel suo intervento che «il numero di incidenti gravi è talmente esiguo da non giustificare un simile intervento». E poi, «se la natura ha fornito determinati animali di corna», ha sottolineato la senatrice Anita Fetz (Partito socialista, Basilea), «significa che questi animali hanno il diritto sacrosanto di averle».

Di fronte all’insistenza delle tesi addotte dalla maggioranza (sulla “necessità di evitare incidenti inutili”, sul “rischio di vedere incoraggiata la detenzione di bestiame in stalle a stabulazione fissa”, sui “30 milioni di franchi da reperire sottraendoli ad altre necessità del mondo agricolo”, ndr), i senatori “pro-corna” hanno poi ribadito che non si sta imponendo a nessuno di non tagliare le corna, né si sono richiesti nuovi pagamenti diretti, ma si è solo avanzata una richiesta per ottenere un sostegno all’interno del budget destinato all’agricoltura. Richiesta che oramai è stata bocciata.

25 settembre 2017

(1) “…La decornazione si applica in maniera quasi sistematica anche nelle stalle biologiche, il motivo risiede nel fatto che generalmente una vacca senza corna può adeguarsi a 8 mq di spazio, mentre una vacca con le corna ha bisogno di almeno 12 mq. Decornare è una menomazione che l’uomo infligge all’animale, come il taglio del becco dei polli o il taglio della coda nei suini, è una scelta dovuta all’inadeguatezza degli spazi, di natura gestionale e di scarsissima considerazione per il benessere. È evidente come gli animali che vivono in ambienti adeguati non presentino problemi di aggressività. Negli ultimi anni sono state selezionate linee genetiche senza corna, per evitare agli animali il trauma e il dolore dell’intervento. Noi, d’accordo con la visione biodinamica, riteniamo che le corna siano parte della natura di questa specie animale, e che lo caratterizzino profondamente…” (tratto da “Con-vivere / L’allevamento del futuro”, di C. De Benedictis, F. Pisseri, P. Venezia, Macro Edizioni, 2015)