Il 1977 verrà ricordato come uno degli anni più caldi per la vita politica e sociale dell’Italia moderna. Un anno molto molto contraddittorio, attraversato dalla composita galassia del movimento studentesco e di quello femminista, le cui istanze vennero poi compromesse da un’escalation terroristica ancor oggi, per molti versi, dai contorni sfocati.
Per il mondo pastorale, così lontano dai fermenti metropolitani, il ‘77 fu segnato da una vera e propria scintilla d’ingegno, che in breve tempo riuscì a catturare una dimensione sociale capace di creare un ponte tra urbanità e campagna, tra la spinta per il cambiamento e le prospettive di un possibile riscatto del mondo contadino. Nacque allora, all’alba di quarant’anni fa, il primo e autentico “Adotta una Pecora”, voluto da un giovane pastore, neolaureato, di nome Nunzio Marcelli, che proprio in quel periodo, con un manipolo di altri coraggiosi, aveva dato vita alla Cooperativa Asca di Anversa degli Abruzzi, nell’aquilano.
Fu un’iniziativa, quell’”Adotta una Pecora”, in grado di conquistare i media mondiali, collezionando in pochi mesi una rassegna stampa imponente, fatta di articoli “pesantissimi”, come quelli apparsi sul New York Times e Le Figaro (che gli dedicò la copertina, ndr) che dettero all’iniziativa una risonanza mondiale straordinaria, già che le principali testate del mondo intero, dalla Cina all’India, alla Russia, scrissero di essa.
«Quaranta anni dopo», racconta oggi Marcelli, «siamo qui a dimostrare che non fu un’idea così estemporanea e volta al fallimento, come molti allora pensarono».
Dei risultati, quelli dei primi quaranta anni della Cooperativa Asca che arrivarono grazie al sostegno di molti: «dal mondo dell’università», sottolinea Marcelli, «ai compagni di viaggio che si sono uniti per un breve periodo o per tutta la strada, ad alcune istituzioni illuminate che hanno supportato un lavoro, che negli anni non sempre è stato facile».
«Momenti di crisi ce ne sono stati», prosegue il co-fondatore di Asca, «e contraddizioni e tensioni che caratterizzano l’oggi della produzione tradizionale e di qualità sulle nostre montagne».
L’obiettivo di diventare un modello possibile di agricoltura e allevamento sostenibili – in grado di garantire quindici posti di lavoro stabili e di essere riprodotto altrove, per assicurare la tenuta sociale ed economica dei territori montani – è stato raggiunto dalla cooperativa, pur in un percorso in cui le difficoltà non sono mai mancate.
Le scelte, prima di tutto, sono da rimarcare, in un contesto che ancor oggi non è del tutto favorevole. Spiega Marcelli: «le istituzioni ancora non sembrano vedere in questo modello una realtà su cui investire, mentre il mercato selvaggio, alimentato da norme CE che consentono lo sfruttamento dei territori al solo fine di “coltivare contributi”, taglia fuori sempre di più gli allevatori».
La tutela dei prodotti pastorali, fondamentali anche per tutelare la biodiversità vegetale e animale, oltre che per mantenere vivi il tessuto sociale ed economico di territori marginali, non vede ancora l’adozione di marchi e misure in grado di contrastare i pirati del mercato globale, che speculano sull’immagine pastorale pur non avendo alcun legame con il loro mondo.
Sfide e opportunità, nel tempo, la cooperativa ne ha lanciate e create: «Siamo su questo incrocio», incalza Marcelli, «dopo quarant’anni di una scommessa che può risultare vittoriosa per molti, non solo per Asca».
Messaggi di felicitazioni da tutto il mondo
I risultati per Asca sono anche nei tantissimi messaggi giunti in questi giorni da tutto il mondo, per festeggiare il quarantennale: dal giornalista e scrittore Paolo Rumiz, da sempre vicino alle comunità pastorali, ai “Marcelli d’America”, che da anni esportano negli Usa con straordinario successo i prodotti della cooperativa; dalla rete delle fattorie sociali, ai funzionari dell’Icea; dall’ambasciatore italiano a Sarajevo, Nicola Minasi al professor Sergio Rufini, docente di Sostenibilità Ambientale all’Università di Perugia; dal delegato del Wwf Abruzzo, Luciano Di Tizio, ai tanti che da tutto il mondo tornano ogni anno ad Anversa per la transumanza. E poi ancora «l’amico Nduccio (il cabarettista pescarese Germano D’Aurelio)», aggiunge Marcelli, «e i molti altri ancora, che mai riusciremo a nominare tutti, di cui troverete traccia sulla nostra pagina Facebook».
«Testimonianze», quelle contenute in questi messaggi, conclude Marcelli, «che non sono solo un riconoscimento ai quarant’anni percorsi insieme, ma soprattutto un invito, a tutto il territorio e a chi ne condiziona lo sviluppo, a riconoscere questo modello e ad investire affinché i prossimi quaranta anni vedano altre cento o mille Cooperative Asca dare un futuro ai giovani, qui, sulle nostre montagne».
11 dicembre 2017