Parco del Po: le pecore hanno pulito, non danneggiato

16 dicembre 2008 – Si è concluso venerdì scorso, a Casale Monferrato, il processo a carico di un pastore vagante piemontese – Flavio Lora Moretto, 33 anni, di Campertogno, in provincia di Vercelli – denunciato nell’aprile del 2006 dal Parco Fluviale del Po per pascolo abusivo. A suo carico anche l’aggravante di pascolo su terreno demaniale e di danneggiamento del territorio dell’area protetta, che secondo il perito dell’accusa sarebbe ammontato a 8.770 Euro per la flora e a una cifra non quantificabile per la fauna.

La vicenda, rilanciata da articoli apparsi sulL’Informafiume (il notiziario del Parco Fluviale del Po e dell’Orba), che auspicavano la scomparsa del pascolo vagante e del “pericolo” rappresentato dalle pecore, era sfociata in una campagna di sensibilizzazione appoggiata da SlowFood, con la partecipazione di una rappresentanza dei Pastori Vaganti Piemontesi a Terra Madre 2006 e con il convegno “Parchi e pastori: chi difende chi?”, tenutosi durante l’ultimo “Cheese di Bra”, nel settembre del 2007.

I servizi giornalistici realizzati dalla sede regionale Rai, assieme agli articoli pubblicati in internet e sulla carta stampata, avevano portato le parti in causa a instaurare nei mesi scorsi un tentativo di dialogo, che aveva condotto ad un incontro, il 12 novembre presso la Prefettura di Alessandria. Nel corso di quell’appuntamento, gli attori del contendere si erano impegnati a trovare un accordo che permettesse a ciascuno di venire incontro alle esigenze dell’altro.

Ma qual è stata la materia del contendere?: da una parte il Parco, che sostiene che le aree di riserva naturale non debbano essere pascolate, in quanto il passaggio e la sosta delle pecore causerebbero gravi danni alla flora e alla fauna, e dall’altra i pastori, che rivendicano un’antichissima tradizione di passaggio lungo le sponde fluviali. «Se oggi ci sono le piante secolari e i pastori sono sempre passati con le loro greggi», sottolinea uno di essi, «vorrà dire che le pecore non sono poi così dannose».

L’avvocato difensore Claudia Casalino, dopo aver prodotto le foto del gregge e delle aree di pascolamento scattate nei giorni in cui i guardiaparco verbalizzarono il reato di pascolo abusivo, le ha sottoposte alla Corte e in special modo agli esperti della flora, della fauna e al Responsabile della Vigilanza del Parco presenti in aula.

foto Marzia Verona©

Dal momento che le immagini mostravano come non vi fosse stato un danno dovuto al pascolamento, alla sosta o ad altre attività legate alla pastorizia (in quel giorno i pastori erano intenti alla tosatura), ma risultava invece evidente come in quell’area vi fosse un grande accumulo di immondizia sicuramente non imputabile ai pastori, l’avvocato ha chiesto e ottenuto che il danneggiamento fosse derubricato, in quanto il danno non poteva essere provato.

Il pastore, che rischiava di dover sostenere un risarcimento da capogiro, se l’è così cavata con un’ammenda da 800 Euro per pascolo abusivo, in quanto il suo Libretto di Pascolo Vagante non era stato fatto timbrare e firmare dal comune interessato.

Questa sentenza rappresenta un’importante vittoria per i pastori vaganti, nel loro paziente tentativo di far valere le proprie ragioni: «Se le pecore le conduci bene», commenta un altro pastore che ha voluto rimanere anonimo, «non fai dei danni, tanto meno in quelle zone del fiume dove le piante, pian piano, soffocano tutto. Lì le pecore portano pulizia, evitando che ad ogni alluvione corrisponda il solito, evitabile, allagamento».

Marzia Verona