Spunta l’ex brigatista nella strategia per delegittimare l’Mps

Una delle tante manifestazioni pacifiche dell'Mps (foto Mps - Movimento Pastori Sardi®)“È un processo politico”. Questa frase – sacrosanta – fu pronunciata da molti, un paio di mesi fa, in occasione della prima udienza contro alcuni componenti dell’Mps (Movimento Pastori Sardi), in relazione ai cosiddetti “tafferugli di Civitavecchia” del 28 dicembre 2010. E il primo sospetto che si trattasse proprio di un “processo politico” arrivò quando per i fatti di quella maledetta giornata furono mandati a processo tre dei leader del movimento pastorale sardo presenti: Andrea Cinus, Priamo Cottu e Felice Floris.

Tre appena e solo quei tre, dei duecento che subirono l’accerchiamento appena sbarcati dal traghetto. Braccati e manganellati al primo accenno a voler istintivamente rompere quella morsa, a voler reagire a chi gli impediva di portare a Roma una protesta che sino ad allora era stata circoscritta all’isola.

Tre denunciati quindi, e non a caso: non tre che abbiano oltraggiato o reagito a chi li stava intrappolando (i reati di cui sono accusati: manifestazione non autorizzata, oltraggio, resistenza e lesioni aggravate) ma tre tra gli esponenti più in vista del movimento. E ad un processo politico di cui si tornerà a parlare il prossimo 15 ottobre si aggiunge oggi un altro processo che non passa inosservato e che porta a pensare ad una vera e propria strategia mediatica di delegittimazione dell’intero movimento: giovedì scorso presso il Tribunale di Cagliari è stato rinviato a giudizio nientedimeno che un ex militante delle Brigate Rosse, Giuliano Deroma, che assieme ad un altro manifestante, Raffaele Chessa, è accusato di aver lanciato pietre e bottiglie durante la manifestazione dei pastori sardi a Cagliari il 19 ottobre di due anni fa, poi sfociata in duri scontri tra le forze dell’ordine e i pastori presenti in piazza.

Deroma nega ogni addebito («non ho mai lanciato bottiglie o altri oggetti», ha affermato in sua discolpa) ma difficilmente riuscirà a cavarsela: accostare un ex-brigatista ai pastori aiuta a delegittimare un intero movimento, per cui è verosimile che le sue parole non verranno credute e che prove e testimonianze saranno a suo sfavore. E che la condanna arriverà.

L’ipotesi del processo politico si può ora coniugare al plurale; l’impressione – sempre più forte – è che si stia processando il sacrosanto diritto a vivere del proprio lavoro e in particolare di agricoltura. E che “i sardi”, come ha ben scritto sul sito web dell’Mps Marco Pitzalis, sono costretti ad esser “doppiamente dominati: politicamente ed economicamente”.

30 giugno 2012