Quando si dice che i pascoli con una buona varietà di erbe sono migliori dei seminativi monocolturali si sottintende che i prodotti che deriveranno dal pascolamento praticato in essi dalle lattifere porterà ad ottenere prodotti (latte e derivati) caratterizzati da eccellenti proprietà nutrizionali che organolettiche. I manuali parlano di almeno quattro o cinque varietà di erbe da preferire alle altre: festuca, loietto, trifoglio, erba marzolina, erba medica.
Si tratta delle basi della conoscenza di qualsiasi allevatore che nella stagione estiva pratichi la transumanza in alpeggio, ma si sa che ognuno poi possa decidere di apportare le sue varianti (nel limite del possibile) per raggiungere un proprio determinato fine (un latte più “grasso” o più magro, etc.).
Di certo però quel che è capitato nei giorni scorsi sull’altopiano di Asiago esce dai canoni della buona pratica agricola, o per meglio dire entra in quelli dell’illecito giudiziario, e c’è da pensare che l’erba che era stata seminata stavolta non fosse tanto destinata alle vacche bensì a qualche consumatore locale e ai suoi amici e conoscenti. Sta di fatto che gli uomini del Corpo Forestale dello Stato abbiano rinvenuto una ventina di piante di cannabis indica pronte per il raccolto.
Non avendo colto nessuno in flagranza di reato, ovvero nell’atto di accudire o raccogliere le piante, gli agenti si sono limitati ad estirpare e sequestrarle, secondo quanto disposto dalla Procura della Repubblica di Bassano del Grappa, competente per territorio. Le indagini, tuttora in corso, avrebbero già scagionato il proprietario, vale a dire che qualcuno a sua insaputa aveva deciso di avviare la coltivazione – in una zona più defilata del terreno, a ridosso di un muretto – nella speranza che nessuno se ne sarebbe accorto.
La pratica della coltivazione di canapa destinata alla produzione di marijuana è in progressivo aumento in Italia, in quanto riesce a garantire, al di là dei rischi del caso, cospicui guadagni.
15 settembre 2012
