È legato alle De.Co. il futuro rurale di Agerola

Dice bene Matteo Ruocco, assessore all’agricoltura del comune di Agerola, in provincia di Napoli: «basta fare due conti e si scopre che la vacca mangia più di quel che produce: il mangime si compra a 45 centesimi, quanto si ricava dalla vendita di un litro di latte, e qualche volta andiamo anche sotto il pareggio».

Ruocco, che tra l’alto è il principale trasformatore di latte di vacca Agerolese, una razza a rischio d’estinzione legata ai territori dei Monti Lattari, produce il pregiato Provolone del Monaco (una delle poche Dop assieme al Nostrano Valtrompia e pochissime altre fortemente legate ai metodi della tradizione) e denuncia da tempo una situazione in cui attorno alla produzione di questo pregiato formaggio si muovono traffici più o meno leciti, con latte che arriva anche da fuori zona, e persino dall’estero, ad esempio dalla Germania, come ha denunciato lui stesso al quotidiano La Repubblica giorni addietro.

Beninteso: è un latte quello della vacca di razza Agerolese, che non può essere paragonato ad altri latti di razze estranee a quella realtà: bassissima produzione ma tanta sostanza, e un prezzo per litro che tocca i 60 centesimi. E ad aggiungere sostanza a quanto accennato dall’assessore è uno che di latte e di animali a rischio d’estinzione se ne intende: il professor Vincenzo Peretti dell’Università Federico II di Napoli, che del disciplinare di produzione del Provolone del Monaco è stato il principale artefice. «Martedì scorso ero ad Agerola», dice Peretti, «proprio per affrontare questa faccenda. Gli obiettivi da perseguire, in sintesi, sono il rafforzamento delle piccole aziende agricole, raggiungibile attraverso la valorizzare delle produzioni lattiero-casearie, ma anche della carne, dei salumi, delle uova. E poi dobbiamo puntare ad incrementare le produzioni di latte, almeno per le aziende aderenti al Consorzio del Provolone del Monaco Dop, che ad Agerola sono undici».

Si deve mirare quindi alla multidisciplinarità della piccola azienda agricola, che non può sostenere un regime di iperspecializzazione, quindi la strada da perseguire è quella della valorizzazione di quanto rimane di vitale o di rivitalizzabile nell’àmbito delle produzioni tipiche locali, e la strada possibile pare essere una e una sola: quella delle Denominazioni Comunali.  «Lo sviluppo della De.Co. Agerola sembra possibile, visto che l’amministrazione pare pronta a concederla, quantomeno sulle produzioni strettamente comunali», vale a dire non di comprensori intercomunali.

Di concreto per ora sembrano esserci i progetti delle prime due De.Co., una per il Pane di Agerola e l’altra per il Tarallo di Agerola, a cui dovrebbero seguire quelle sul Salame e sul Fiordilatte di Agerola. La determinazione a fare c’è, ma la coesione con altre realtà di territori limitrofi no, e la Denominazione Comunale, da queste parti è destinata ad essere comunale alla lettera. Se questa strada sarà vincente o meno ce lo saprà dire soltanto il futuro.

22 settembre 2012