Tra un po’ diventerà un tormentone: tornano le mucche a terra, torna il clamore, e anche – perché no? – qualche speculazione sul mondo degli allevamenti. Ancora una volta ad innescare le polemiche sulle sofferenze animali nelle stalle della zootecnia intensiva sono i servizi di Striscia la Notizia. Bene tenere la sensibilità della gente alta, certo; bene denunciare i soprusi, ma l’impressione, anche a non essere troppo maligni, è che le tematiche che hanno portato i più alti dati di ascolto vengano rilanciate di tanto in tanto, e forse non solo per denunciare.
Sta di fatto che, oltre l’interessamento della trasmissione berluschina e dell’eurodeputato Andrea Zanoni (Italia dei Valori, che bene ha fatto a denunciare il fenomeno), sta accadendo che in una serie di siti e blog, dal mondo degli animalisti a quello degli ambientalisti (o meglio dei presunti tali), a quello della politica, il web e la società stessa (anche le edicole, le piazze, gli uffici, le case ormai) siano inondati di informazione assai approssimativa, che nella peggiore delle ipotesi – e quasi sempre ormai – lancia l’accusa a tutto il mondo degli allevatori. Senza discrimine.
L’attacco – perché di attacco oramai si tratta – risulta di tale portata che i dubbi emergono e si rafforzano in ogni persona che abbia a cuore l’onesta zootecnia estensiva e il mondo rurale (assai più indifesa e debole rispetto a chi sfrutta centinaia e migliaia di bestie chiuse a vita in una stalla, che al più con una multa se la cava), quasi come se ci fosse una strategia a perseguitare esso e con esso un fine prestabilito nei suoi confronti: quello del colpo mortale.
Non bastano leggi inique, non basta una spropositata concentrazione dei finanziamenti sulle realtà più industrializzate del lattiero-caseario (le major delle Dop), a svantaggio delle realtà marginali a cui arrivano sì e no ormai le briciole dei fondi di Bruxelles. Non bastano i lupi e gli orsi che uccidendo migliaia di ovini, caprini, equini – e anche bovini ormai – stan seminando terrore e ulteriori insicurezze tra i piccoli allevatori e i pastori. Come se ciò non bastasse, questi signori seminano tra chi non coglie palesi differenze (per i più un allevamento è un allevamento, tanto lontano è il vero mondo rurale dalla vita dei più) il dubbio e l’avversione: si impone alla massa l’equazione “allevatore = torturatore e assassino di animali” e il gioco è fatto. Si allontana la gente dal consumo delle carne e del latte (i dati di mercato parlano chiaro: è crollato ancor prima della recessione attuale), si parla di formaggio di soia (vai con gli Ogm!) come di una eccellente alternativa (ma non staranno facendo il gioco di qualcuno?), si predica la dignità e il riscatto delle galline ovaiole e dei maiali da ingrasso.
Tutto bene (o quasi) se fatto con discernimento. Tutto male quando un organo d’informazione come “Notizie Radicali” spara a zero senza discrimine, e quando tra i suoi lettori si levano epiteti come questi (vedi foto qui sopra: sono stati lanciati al sottoscritto e ad altre persone colpevoli di aver espresso un pensiero “non omologato”): «…andate all’inferno voi e le vostre produzioni», ci raccomanda l’erborista Franca, che conclude gentilmente con un esemplare «possiate voi stessi crepare di fame». Eccolo il pacifismo dei benpensanti da salotto: pronti a difendere un pulcino nato per nutrirci e ad attaccare un loro simile sino ad augurarne la morte. Per il fatto stesso di avere un’opinione diversa dalla loro.
6 ottobre 2012