Fondi Ue per il turismo abruzzese. Marcelli: “coinvolgere i pastori”

Il presidente dell'Arpo, Nunzio Marcelli (a destra) in compagnia del collega Gregorio Rotolo di Scanno

Bisogna "rafforzare la governance del territorio e la competitività del sistema turistico abruzzese per realizzare progetti d'eccellenza, atti a migliorare l'offerta integrata e la loro commercializzazione". Ne aveva parlato la settimana scorsa l'assessore regionale al turismo della Regione Abruzzo, Mauro Di Dalmazio, sottolineando che l'oggetto dell'attività saranno i "progetti di sviluppo turistico in grado di garantire aggregazione per identità, prodotti e contesti territorialmente omogenei". 

Per tali obiettivi, i finanziamenti disponibili ammontano a 3,2milioni di Euro per la sola fase dello start-up. Piatto ricco mi ci ficco, ma ancora una volta pastori e mondo rurale, pur essendo i depositari della vera tradizione locale (o meglio di una buona parte di essa) rischieranno di restare alla finestra a guardare: nei loro confronti neanche uno svogliato accenno da parte delle istituzioni, che oggi come in passato sembrano orientate altrimenti sviluppare i "loro" progetti.

 

Basterebbe guardare cos'hanno realizzato altre regioni per valorizzare i loro territori (pur non avendo un comparto ancora vitale come quello abruzzese) per capire come la partita vada giocata con i veri depositari delle produzioni territoriali, "inequivocabile elemento di riconoscibilità per i flussi turistici", sottolinea l'Apro (Associazione Regionale Produttori Ovicaprini), "che non può e non deve dimenticare l’agricoltura e la zootecnia".

 

Settori che hanno rischiato di scomparire e che ancora soffrono le difficoltà di un mercato sempre più piegato alle logiche della grande distribuzione, ma che in tempo di crisi come quella odierna rappresentano di nuovo una risorsa per le future generazioni. «Purché ci si ricordi che esistiamo», ha sottolineato giorni fa Nunzio Marcelli, che dell'Apro è presidente, in una nota agli assessori regionali al Turismo e all’Agricoltura, sollecitando il loro pronto e congiunto intervento affinché non si ripetano errori già visti in passato.

 

«Con i fondi comunitari all’agricoltura, nei Gruppi di Azione Locale», spiega Marcelli, «abbiamo già subito una estromissione da parte del settore del turismo. Con una possibilità economica molto più forte di quella di agricoltori e allevatori, gli operatori turistici hanno acquisito quote di maggioranza, e il risultato è che nei nostri alberghi e ristoranti, tranne rare eccezioni, non si trova traccia dei prodotti locali e tradizionali, a tutto svantaggio non solo del nostro settore, ma dell’economia abruzzese in generale, e dell’offerta che diamo ai turisti, che vengono qui anche per assaggiare il meglio delle nostre produzioni».

 

Un aspetto, quello eno-gastronomico, sempre più di traino per il turismo, da integrare nei bandi turistici attraverso il coinvolgimento dei produttori agricoli e zootecnici: questa in sostanza la proposta che Marcelli ha sottoposto alle istituzioni regionali, "prima che i fondi europei vengano distribuiti e il settore primario resti di nuovo la Cenerentola della Regione". 

 

«O riusciamo ad agire tutti insieme», insiste il presidente dell'Apro, «o possiamo solo piegarci a chi della mela rossa o della mortadella hanno già fatto una bandiera, mentre intanto l’agnello servito nei ristoranti e alberghi viene quasi tutto da fuori regione, e nelle località turistiche e nei Parchi il pecorino abruzzese non si vede neanche da lontano».

 

17 novembre 2012