16 gennaio 2009 – Con quale faccia l’assessore e il sindaco leghisti dovrebbero dire all’allevatore bresciano o veronese che il problema del latte crudo non lo riguarda, e che “ormai è fatta, che Roma ha sbagliato”?
A un mese e mezzo dalla levata di scudi della politica centrale e delle lobby del latte contro i distributori automatici, l’Italia del nord è percorsa da un fermento di iniziative (in provincia di Varese, Milano, Venezia, e Bologna le ultime) mai viste prima in così gran numero: si installano nuovi dispositivi, spesso nei pressi delle scuole e dei parchi gioco, sindaci e assessori presenziano alle inaugurazioni e convocano editori e giornalisti, che dalle pagine dei quotidiani e dai tiggì locali tranquillizzano – finalmente – i consumatori.
Un pronto rilancio del settore, quindi? Forse sì, speriamo, ma all’orizzonte già appare un elemento negativo, che prima o poi presenterà il conto: quel concetto secondo cui sarebbe “meglio bollito ma locale che pastorizzato e industriale” diffuso ora per riconquistare la fiducia dei consumatori, non è forse un’arma letale in mano ai detrattori della filiera corta del latte? Perché non dovrebbero usarlo, una volta che il mercato avrà ripreso a bollirlo “come faceva la nonna”?
Un concetto discutibile, quindi, quello affermato un po’ ovunque di questi tempi, perché in fin dei conti il latte crudo di allevamenti controllati dalla Sanità Locale ha il pieno “diritto” di essere bevuto tal quale, sia per via di un’igiene che ai tempi della nonna non c’era, sia perché è solo così che esso ha in sé la straordinaria superiorità nutrizionale che – oltre a dare fastidio alle industrie – offre importanti benefici a chi lo consuma.
Su queste tematiche il Centro Studi di Slow Food ha organizzato il convegno “Latte: la cruda verità”, che si terrà mercoledì 28 gennaio presso l’Aula Magna dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo.
L’incontro punterà a focalizzare i vantaggi, i pericoli e a fare il punto sulle polemiche sollevatesi attorno alla realtà dei distributori automatici In un comunicato stampa di questi giorni, l’associazione braidense sottolinea quanto il consumatore abbia bisogno di “informazioni scientificamente corrette e chiare sui benefici a livello nutrizionale e i potenziali rischi del latte non pastorizzato”.
“Per il produttore”, prosegue la nota di Slow Food, “si tratta di una risorsa importante per l’economia dell’azienda, e, dopo l’introduzione dei dispenser, un’entrata diretta non gestita da intermediari che fa risparmiare anche i consumatori”. Il convegno, a cui parteciperanno ricercatori, nutrizionisti, produttori ed esperti del settore, sarà introdotto da Roberto Burdese, presidente di Slow Food Italia e ospiterà gli interventi – tra gli altri – di Roberto Rubino, ricercatore del Cra (Consiglio per la Ricerca in Agricoltura), Giorgio Calabrese, docente di Nutrizione Umana presso l’Università di Torino e Nino Andena, presidente dell’Associazione Italiana Allevatori, oltre ad un dirigente del Ministero della Salute.
Per saperne di più: centrostudi@slowfood.it; tel. 0172.419654