Luis
24 febbraio 2009 – Il progetto di un Centro Agro-Zootecnico a Dongo, in provincia di Como – voluto dalla Comunità Montana dell’Alto Lario Occidentale – è ormai più che concreto e in dirittura d’arrivo. Ideato dieci anni fa e costato un milione di euro, anziché portare solo prospettive di sviluppo per allevatori e produttori locali, sta innescando una serie di dubbi, perplessità e preoccupazioni che da striscianti che erano si stanno ora facendo più evidenti sino a conquistare le pagine dei giornali locali e a rimbalzare di bocca in bocca.
Motivo dei timori diffusi è l’assegnazione del centro alla Latteria di Delebio (in provincia di Sondrio), deliberata dal precedente direttivo della Comunità Montana per via – si dice – delle referenze tecniche, delle competenze specifiche e delle garanzie presentate.
Ma la prospettiva non va a genio a chi nell’area interessata alleva e produce, «e questo perché», dicono gli allevatori e i piccoli produttori dell’Alto Lario, «l’affidamento della gestione a un’azienda di fuori provincia potrebbe favorire quest’ultima e i prodotti di quel territorio».
Alla Latteria di Delebio, diretta da Marco Deghi, conferiscono il proprio latte cinquantaquattro allevatori di Valtellina e Valchiavenna e il timore (come non capirli, ndr) è che Dongo anziché divenire quel che dovrà essere – una vetrina per i prodotti locali – si tramuti in un avamposto del latte e dei derivati della provincia di Sondrio.
Dubbi e timori fondati anche per via del dinamismo già dimostrato dalla latteria diretta da Deghi, il cui operato ha però suscitato rumori nella stessa Valtellina, anche a seguito della discussa gestione del Caseificio AlpiBitto, avviata nel marzo del 2006.
A poche settimane dall’apertura del Centro Agro-Zootecnico, a Dongo c’è ancora chi insiste sulle ragioni che hanno portato alla creazione di questa realtà, quasi a confutare prospettive diverse da quelle: «il Centro, dicono in paese, nasce per il territorio dell’Alto Lario e deve rimanere al servizio degli allevatori e degli agricoltori locali», e sarà lo sbocco più naturale per il loro latte, i derivati del latte e gli altri prodotti della terra, andando incontro alla sempre più diffusa tendenza dell’accorciamento della filiera agroalimentare.