Germoplasma locale nelle giornate Slow Food delle Murge

Pecore di razza Altamurana, al centro di un interessante progetto di recupero da parte della Condotta Slow Food delle Murge (Masseria Viti De Angelis) - foto Michele Polignieri®A pochi giorni di distanza dall'annuncio dell'alleanza tra la Fao e Slow Food, in aiuto ai "piccoli contadini", e con l'approssimarsi dello Slow Food Day, che si terrà il 25 maggio in trecento piazze d'Italia (toccando i temi degli sprechi alimentari), la Condotta del cibo "buono, pulito e giusto" delle Murge annuncia un'intera settimana (dal 24 al 30 maggio) di iniziative che ruoteranno attorno ai temi della "biodiversità", declinata secondo i principali significati che la filosofia Slow Food possa prevedere: dalla tutela dell’ambiente al benessere animale, dalla sicurezza alimentare alla valorizzazione del tipico senza cedimenti al mercato, attuata attraverso i Presìdi internazionali. 

Le "Giornate nazionali" che la Condotta Slow Food delle Murge ha annunciato, e che si terranno ad Altamura, in provincia di Bari, vedranno la partecipazione della Fondazione Slow Food per la Biodiversità e avranno per cornice la rassegna “ItineraMurgia”, ricca di interessanti eventi organizzati dal Gal (Gruppo di Azione Locale) “Terre di Murgia”, che opera sul territorio dei Comuni di Altamura e Santeramo in Colle.

 

Michele Addesso e la sua famiglia, produttori di caciocavalli e manteche in Montella, in provincia di Avellino - foto Michele Polignieri®Tante iniziative concentrate in un programma che ha ottenuto l'autorevole coinvolgimento dell’Accademia dei Georgofili di Firenze, del Cra (Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura) di Roma, della Fondazione Slow Food della Biodiversità, e il supporto delle istituzionali locali, dalla Regione Puglia (Assessorati alle Risorse agroalimentari ed all’Assetto del Territorio) alla Asl di Bari, Dipartimento di Prevenzione.

 

In collaborazione con la Fondazione Slow Food per la Biodiversità, lo Slow Food Day (in tutta Italia, come detto, è il 25 maggio) concentrerà per diversi giorni le Comunità del cibo di Terra Madre con i contadini-produttori dei Presìdi Slow Food ospitati in piazza Resistenza. Nelle "Piazzette del gusto" della cittadina saranno dislocati Laboratori e degustazioni dedicate alle cultivar pugliesi dell’olio extra vergine d'oliva e ai formaggi "indentitari". 

 

Le giornate dello Slow Food ospiteranno anche una tappa di “Arrivano i Gialli”, la manifestazione dell’ANFoSC (Associazione Nazionale Formaggi Sotto il Cielo) ispirata ai tenori di betacarotene che caratterizzano il latte prodotto nei pascoli e i derivati che se ne producono, dai formaggi alle ricotte, dagli yogurt ai burri. 

 

Non mancheranno momenti per i bambini, come il Laboratorio “La Casina delle Api” e “Orto in condotta”, il programma di Slow Food per l’educazione ambientale degli alunni delle scuole. Momenti d'informazione per i grandi, invece, se ne avranno con le proiezioni del cortometraggio “In pecora pecunia” e del film di denuncia “Love Meat Ender” sul consumo smisurato di carne.

 

Manteche in fase di stagionatura: i formaggi da animali al pascolo saranno tra i protagonisti dell'iniziativa della Condotta Slow Food delle Murge - foto Michele Polignieri®A impreziosire le Giornate di Altamura, il 27 maggio è in programma, alle ore 15:00, presso la Sala Tommaso Fiore del Monastero del Soccorso, la conferenza nazionale sulla biodiversità dal titolo: “Germoplasma Mediterraneo Autoctono: elemento di identità culturale e di valorizzazione del territorio”. L'appuntamento prevede vari e autorevoli interventi, da quelli degli assessori regionali Angela Barbanente e Fabrizio Nardoni a quello del presidente del Parco Nazionale dell’Alta Murgia Cesare Veronico. Tra i relatori scientifici, sono previsti gli interventi del professor Vincenzo Fedele del Cra (Centro per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura) di Roma, di Marcello Longo della Fondazione Slow Food per la Biodiversità e del presidente dell’ANFoSC, Roberto Rubino.

 

Condurrà e sarà moderatore il giornalista del quotidiano “Il Mattino” Luciano Pignataro, e vivacizzerà l'appuntamento l'opinionista Gianni Ippoliti, pronto ad offrire, assicura il programma, "spunti fuori dagli schemi”.

 

«Sul territorio», assicura il referente Slow Food delle Murge e medico veterinario della Asl Michele Polignieri, «stiamo facendo un importante lavoro di tutela grazie ai Presìdi della Pecora di razza Altamurana, a forte rischio di estinzione, e del Pallone di Gravina, oltre a quello del Cece nero della Murgia. Siamo certi che possono rappresentare un volàno di economia il cui beneficio ricadrà sulle comunita silvo-pastorali e rurali, in quanto matrici identitarie e culturali di particolare spessore sia per  l'aspetto etico che per quello scientifico, che oggi rappresentano i punti fermi e rappresentativi di un'agricoltura sostenibile, e che saranno, d'ora in avanti elementi di ispirazione per molti altri produttori orientati alla realizzazione di alimenti di qualità».

 

Intervistato in esclusiva dalla nostra redazione, Roberto Rubino ha anticipato il titolo della sua relazione – "Biodiversità e sviluppo. Un ossimoro?" – sottolineando «che sia un ossimoro la biodiversità rispetto allo sviluppo è quasi un assunto: laddove i servizi di sviluppo hanno funzionato bene introducendo innovazioni, la biodiversità è pressoché scomparsa. Prendiamo il caso degli animali: nelle vacche da latte la selezione ha funzionato con grande soddisfazione dei genetisti e se non fosse stato per le montagne, ora ci sarebbe una sola vacca: la frisona».

 

«Una razza (la frisona) destinata anch'essa a scomparire perché i genetisti non si arrendono neanche di fronte all'evidenza: il suo coefficiente di inincrocio è arrivato infatti al limite di non ritorno. Mentre nelle capre la cosa in Italia non ha funzionato e le razze sono ancora lì. Altra situazione in Francia», dove per la popolazione caprina si è riscontrata una criticità analoga a quella del settore bovino e dove, «per questa ragione oramai esistono solo tre razze di capre».

 

«Però», conclude Rubino, «sarebbe importante che» quello tra biodiversità e sviluppo «non continuasse ad essere un ossimoro: nella produzione di mozzarelle, per tenere dietro alle innovazioni e alla riduzione dei costi, oramai i caseifici adoperano l'acido citrico che ha fatto scomparire la biodiversità microbica. Quindi, noi possiamo salvare la biodiversità solo insistendo sulla diversità dei prodotti che si possono ottenere in una filiera in cui i fattori di biodiversità siano il massimo possibile. Ad esempio, nei formaggi, la qualità viene esaltata dalle numerose erbe dei pascoli, dalle decine di ceppi di batteri lattici del caseificio, dalle grotte naturali, dal latte crudo, e non solo».

 

19 maggio 2013

 

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