Il Piemonte crea nuove professioni per la gestione degli alpeggi

Un campanaccio da un chilo e 650 grammi al collo di questa vacca sugli alpeggi della Presolana – foto Giovanni Mocchi©

30 marzo 2009 – In un periodo di forte crisi economica, con una occupazione giovanile ormai caratterizzata da una forte precarietà, scoprire che la montagna possa prospettare nuovi ambiti lavorativi, è davvero una bella sorpresa. E se c’è una regione in Italia che per propria vocazione e per capacità di salvaguardare i propri territori “alti” non è seconda a nessuno, questa è il Piemonte.

La novità, che apre uno spiraglio su una nuova destinazione occupazionale (per i primi anni poche decine di posti, ndr) è il bando per la “Formazione di tecnici in grado di redigere e attuare piani pastorali aziendali”. Rivolto ai laureati in agronomia, esso offrirà l’opportunità di ottenere una specializzazione nella gestione degli alpeggi regionali, attraverso la redazione dei “piani industriali delle mandrie” che ad ogni stagione estiva salgono sugli alpeggi piemontesi per la rinnovare la  mirabile consuetudine della transumanza. Questo fenomeno, che si ripete ogni anno sin dai primi insediamenti umani nelle vallate piemontesi, offre un’infinità di vantaggi alle mandrie (e agli allevatori), all’ambiente e alla tavola: alle prime il beneficio di un’alimentazione ideale e di un clima più salubre, a cui si aggiungono il miglior e più economico presidio del territorio e le produzioni di diversi formaggi, molto spesso fuori dall’”ombrello” dei marchi di protezione ma di qualità assai superiore.

Una montagna, quindi, vista e tutelata come risorsa da valorizzare, rilanciare e sfruttare in maniera non invasiva, salvaguardando i delicati equilibri ambientali del territorio, secondo gli studi effettuati negli ultimi anni sulla resa e sulle caratteristiche del pascolo alpino.

Le nuove figure professionali sapranno valutare il giusto carico di animali da destinare a ciascun alpeggio per conseguire il necessario equilibrio che rispetti tanto il patrimonio ambientale quanto quello zootecnico, evitando sia il sovrautiizzo che i sottoutilizzo dei pascoli e delle mandrie.

In base agli ordinamenti della nuova legge sulla montagna, la Regione Piemonte prevede di formare trenta tecnici nell’arco di tre anni, secondo un piano che vede già i comuni orientati a richiedere la presenza di queste nuove professionalità nei propri territori, premiando attraverso l’assegnazione degli alpeggi i magari (verrà stabilita una classifica con punteggi basati sul merito) che saranno in grado di redigere un piano pastorale aziendale.

Al primo bando verranno ammessi venti dottori in agronomia, suddivisi in due corsi da dieci studenti ciascuno, che saranno impegnati già nella prossima estate e in quella del 2010, uno in Valle Maira, a Celle Macra e l’altro in Val Chisone, a Roure. Nei tre mesi circa di monticazione, da metà giugno a metà settembre circa, in base all’andamento climatico, verranno organizzate quindici giornate d’alpeggio in cui ogni singolo corsista potrà seguire in concreto un’azienda di margari e approfondire la conoscenza delle tecniche gestionali legate al pascolo, alla produzione di latte e alla trasformazione e prima stagionatura dei formaggi, tutti elementi che concorrono alla definizione del singolo piano aziendale.

Interessante osservare che non esiste un modello unico universalmente applicabile ma che ogni sistema d’alpeggio ha le sue proprie caratteristiche distintive, dovute alle specifiche proprietà dei terreni e della flora presente, alla metodica di pascolamento, alle razze di animali impiegati, alle produzioni che ne scaturiscono, alle metodologie di trasformazione e di stagionatura.

In Piemonte ogni anno oltre 70mila capi (30 mila bovini e i restanti ripartiti tra ovini e caprini) caricano quattrocento alpeggi in cui si producono 80mila litri di latte al giorno, da cui derivano 75 quintali di formaggi d’eccellenza.