Si rischiarano le ombre sul caso CoRFiLaC, dopo l'incontro di martedì scorso tra l'assessore all'agricoltura della Regione Sicilia, Dario Cartabellotta, e le parti coinvolte nella vicenda, vale a dire una delegazione dei lavoratori, le rappresentanze sindacali e i vertici del Distretto Lattiero-Caseario Siciliano e dei consorzi di tutela delle Dop coinvolte (Ragusano e Pecorino Siciliano, che per le certificazioni fanno capo all'ente ragusano).
Si rischiarano le ombre, dicevamo, ma lasciano intravedere nubi in lontananza che con l'approssimarsi del nuovo anno conquisteranno la scena e porteranno ad una nuova compromissione della vicenda. Una compromissione non casuale che non tutti adesso riescono o vogliono leggere, a cominciare da molti dipendenti e dagli stessi sindacati, che oggi come oggi si dicono soddisfatti.
Nei giorni scorsi, dopo l'incontro apparentemente risolutivo con l'assessore (che aveva dato ampie rassicurazioni ai dipendenti dell'ente), i vertici della Regione Sicilia hanno comunicato l'avvenuta certificazione del risparmio atteso sulla Sanità, precondizione necessaria per tornare ad erogare al CoRFiLaC un finanziamento "quasi" completo, vale a dire decurtato del 30% rispetto alle oggettive necessità del consorzio.
Con questa decisione saranno garantiti sia gli stipendi che la copertura delle spese gestionali essenziali (luce, telefono e poco altro), ma non saranno assicurate le attività di ricerca e una buona parte delle attività dei laboratori. Questo porterà ad un ridotto coinvolgimento e ad un calo d'interesse da parte degli utenti, allevatori in testa, che non riceveranno tutti i servizi sperati. E se pensiamo che il recente intervento dell'assessore è stato dovuto anche alla forte pressione degli allevatori, è facile pensare cosa accadrà una volta che il legame tra gli allevatori e l'ente ragusano si sarà allentato.
Ed è così, adesso, che da centro d'eccellenza, il CoRFiLaC rischia di diventare, proprio attraverso questa decurtazione di fondi, uno dei tanti luoghi di sottogoverno. Un luogo in cui si mantengono, per esclusivi fini "sociali", un certo numero di dipendenti. Inoltre, ad oggi, le previsioni di bilancio dell'amministrazione regionale siciliana parlano di un impegno di spesa a favore dell'ente ragusano che non raggiunge neanche i 200mila euro. E che rischierebbero di portare, in altre parole, alla liquidazione dell'ente. Una situazione quindi che creerà terreno fertile per rendere appetibile l'ente alla peggior politica. Basterà una piccola modifica statutaria e il gioco sarà fatto. Una piccola modifica da aggiungere alla non improbabile eliminazione del "padre" del CoRFiLaC, Giuseppe Licitra, che, dopo le dimissioni presentate nello scorso mese di giugno, ancora lotta, dietro le quinte, per difendere una struttura e la sua indipendenza dalla politica e dal mercato.
Fonti attendibili e vicine alla situazione parlano di cortesi pressioni che "una certa politica" starebbe effettuando su di lui, affinché si faccia definitivamente da parte. Gli inviti, cortesi ancorché espliciti e reiterati ad accettare un qualche prestigiosissimo incarico ("ti premio per metterti alla porta") non avrebbero convinto Licitra – ancora in carica sino al rinnovo del consiglio di amministrazione, entro la fine dell'anno – ad uscire definitivamente di scena.
Per quanto l'Università abbia confermato ancora una volta la fiducia a chi ha creato e guidato sin qui il CoRFiLaC – consentendo gli straordinari risultati raggiunti – è tutt'altro che certo che il "professore" possa essere riconfermato alla guida dell'ente per il prossimo quadriennio.
In attesa di scoprire i futuri sviluppi, la cronaca di questi giorni registrerà la ripresa dell'attività ordinaria di certificazione dei formaggi Dop e la riattivazione dei progetti momentaneamente congelati, vale a dire la miglior premessa per trasformare un centro di ricerca scientifica e di servizi di straordinaria importanza in uno dei tanti "stipendifici" di cui la politica si circonda.
16 settembre 2013