In un botta e risposta sulle pagine del settimanale L'Eco del Chisone, ecco in questi giorni manifestarsi ancora tutta la retorica animalista a favore del lupo, nella consueta versione "senza se e senza ma" (gli animalisti, come i vegani, non conoscono dubbi e non vogliono mai confrontarsi, sempre troppo tesi a spiegare al mondo la loro "verità", ndr). E soprattutto senza il dovuto rispetto per chi sulla montagna e nelle campagne ci vive e ci lavora, reggendo economie di per sé fragili e indifese.
All'articolo-intervista ("La battaglia è sull'utilizzo dei fondi destinati ai pastori") pubblicato (qui di fianco) mercoledì 2 ottobre e corredato da un riquadro grondante luoghi comuni e affermazioni del tutto confutabili (eloquente il titolo: "Sembra un lupo… anzi no, un cane!"), risponde oggi l'esperta di pastorizia Marzia Verona, inviando all'editore una replica che qui di seguito pubblichiamo (la dottoressa Verona, profonda conoscitrice del pascolo vagante, scrittrice, è da due anni essa stessa pastora, vivendo sulla sua pelle la per niente facile condizione pastorale). Ecco in anteprima la sua lettera che – si spera – troverà spazio sul settimanale piemontese mercoledì prossimo (bisogna leggere attentamente per capire quanto artati e capziosi siano gli argomenti dei lupofili):
“Egregio Direttore, le scrivo per dare un seguito all’articolo pubblicato un paio di settimane fa sul suo settimanale, riguardante la problematica convivenza tra il lupo e gli allevatori in alpeggio. Non ho potuto replicare tempestivamente, dato che eravamo ancora in quota con il nostro gregge. Ancora una volta si parla della questione senza conoscere a fondo la realtà dei fatti e si presentano negativamente i pastori ed il loro operato. Il sig. Accatino, Presidente del WWF, possiede dati certi che provino la proprietà del cane scambiato per un lupo a Paesana? Perchè un cane randagio in montagna deve essere necessariamente stato abbandonato da pastori? Trovo molto offensivo (oltre che scorretto) dire che il lupo seleziona gli animali malati, così non si corre il rischio che finiscano sulle tavole dei consumatori. Innanzitutto la maggior parte delle predazioni tra gli animali domestici avviene a carico di animali in buona salute, a meno che si tratti di un animale isolato dal gregge o dalla mandria perché zoppo o prossimo al parto (ma queste non sono malattie). Per quanto riguarda la vendita della carne, presso i macelli operano veterinari che certificano la sanità dell’animale, pertanto non c’è bisogno dell’intervento del lupo per preservare la salute di chi consuma carne! Parlando invece dei metodi che, secondo Accatino, potrebbero aiutare i pastori, dovrebbe essere a conoscenza del fatto che i fondi stanziati dalla Regione vengono destinati proprio a tale scopo. I pastori infatti, con il finanziamento ricevuto, provvederanno a pagare buona parte delle spese sostenute per difendere il proprio gregge (“Piano regionale di intervento a sostegno dei costi per la difesa del bestiame dalle predazioni da canidi sui pascoli collinari e montani piemontesi”, approvato dalla Giunta Regionale nel giugno 2013 con una somma stanziata di 287 mila euro). L’impiego dei cani da guardiania unito alle recinzioni elettrificate per il ricovero notturno degli animali e la presenza costante del pastore sono pratiche ormai indispensabili da anni nelle vallate dove il lupo è insediato stabilmente. Per quanto riguarda invece le “più sofisticate apparecchiature che segnalino al pastore con un sms la presenza del predatore“, volevo fare presente che in gran parte della superficie d’alpeggio il segnale dei cellulari è debole o assente, pertanto questa tecnologia sarebbe totalmente inutile. Ricordo infine che la Regione rimborsa i danni da predazione da canidi solo a seguito di una certificazione accurata da parte di veterinari competenti, pertanto è impossibile che il decesso per altre cause venga attribuito al lupo".
Marzia Verona
Alla stessa tematica, purtroppo – dopo una stagione di vera e propria mattanza di animali da reddito, dal Piemonte all'Abruzzo, passando per Liguria e Toscana – è dedicato il post di ieri ("Tristezza e amarezza") del blog di Marzia Verona "Pascolo Vagante", che attraverso il racconto di una di queste carneficine (che ha colpito il gregge di Valentina Merletti e le sue pecore Zerasche) fa ben capire quanto il rischio dell'abbandono della pastorizia sia grave e concreto, e quanto improrogabile sia un risoluto intervento della politica, in difesa del suo futuro.
14 ottobre 2013