
8 maggio 2009 – Riceviamo e volentieri pubblichiamo una lettera aperta di Nunzio Marcelli, presidente dell’Arpo (Associazione Regionale Produttori Ovicaprini d’ Abruzzo):
“Percorrono i pascoli con le loro greggi, silenziosamente, e silenziosamente costruiscono da millenni questo territoriocon le sue caratteristiche di biodiversità vegetale ed animale. Sono i pastori abruzzesi, grazie alla cui attività tanto spesso citata quanto poco sostenuta hanno fatto della terra d’Abruzzo il luogo dove poter costituire così tante aree protette.
La pastorizia tradizionale e transumante costituisce infatti un elemento fondamentale che ha garantito la ricchezza di questo territorio, con la sua varietà di essenze e di animali selvatici, come dimostrano studi che hanno verificato la drastica riduzione delle specie dove il pascolo viene abbandonato. Un rischio da non sottovalutare, ora che le attività tradizionali sono sottoposte alla pressione di regole sanitarie e burocratiche che rischiano di farle scomparire, e con esse la grande ricchezza materiale, ambientale ed economica che rappresentano.
Lo dimostra una volta di più la ricomparsa del lupo nelle Gole del Sagittario, dove risultano disperse 17 pecore che pascolavano nella zona, probabilmente per l’incursione notturna di un piccolo branco di lupi. Sono rari gli avvistamenti del lupo da queste parti, ma con la presenza delle pecore anche il predatore selvatico torna a frequentarle. «Sembra un’ovvietà», dichiara Nunzio Marcelli, presidente Arpo (Associazione Regionale Produttori Ovicaprini d’Abruzzo), «che il lupo si trovi dove sono le pecore, eppure non si contano le volte in cui i pastori devono giustificare la presenza delle greggi in aree riservate ai selvatici, se non addirittura sgombrare a rischio di multe salate». Nella Valle del Sagittario, come già in molti altri casi di predazione da parte di lupi ed orsi, l’equilibrio naturale che si è creato in millenni di convivenza tra pastorizia ed ambiente torna ad imporsi al di là di ogni confine segnato dagli uomini, dimostrando ancora una volta che la migliore politica di protezione del territorio e della sua biodiversità non può non guardare alla pastorizia come elemento essenziale.
L’aggressione è stata facilitata dal fatto che non erano presenti i tradizionali difensori del gregge, i mastini abruzzesi, perché le pecore si trovavano all’interno di una recinzione nell’area dei laghetti, in quanto selezionate per un progetto di ricerca condotto con l’Università di Teramo. Il progetto “Vesti l’Ambiente”, utilizzando pecore di razza sopravvissana dell’Azienda “La porta dei parchi” di Anversa degli Abruzzi, la cui lana è particolarmente pregiata, vuole ottenere una lana colorata naturalmente tramite l’impiego di montoni neri, che tradizionalmente venivano eliminati per la cattiva nomea delle “pecore nere” legata al fatto che la lana (proprio perché già scura) non prendeva colore, al contrario di quella bianca.
Con la “Festa della Pecora Nera” i pastori vogliono celebrare questa pecora dai trascorsi poco premiati, organizzando una merenda campestre a base di fave e pecorino nell’area dei laghetti; e per chi vuole mettersi alla prova sulle tracce del lupo, sarà garantito un posto da ospiti d’onore alla Festa a tutti coloro che segnaleranno l’avvistamento o il ritrovamento delle pecore disperse. Le segnalazioni possono essere comunicate ai numeri 0864/49595 – 0864/49492 oppure al cellulare 329 3805825, dove si possono anche chiedere informazioni e prenotare la partecipazione alla Festa della Pecora Nera”.
Nunzio Marcelli – presidente Arpo (Associazione Regionale Produttori Ovicaprini d’ Abruzzo)