Ancora una volta in Italia si legifera o – più spesso – si emana un decreto legge, si plaude alla soluzione – più o meno brillante – di qualche annoso problema e dopo pochi mesi si getta tutto alle ortiche, con lo strumento delle proroghe, in un continuo fare e disfare che cittadini e piccole aziende pagano sulla propria pelle. Stavolta è il caso del decreto legge 150/2013, meglio conosciuto come "milleproroghe" (per saperne di più, clicca qui), approvato il 30 dicembre scorso, e comprendente, tra le altre misure, lo slittamento per l'adeguamento degli stabilimenti di produzione della mozzarella di bufala campana, definito alla fine dello scorso aprile (clicca qui) e comprendente l'obbligo di utilizzare latte proveniente dal territorio della dop.
Detto fatto, scattata anche questa proroga, i caseifici non hanno perduto tempo per far capire come intendono gestire questa ricca opportunità: sono così scattati i mancati rinnovi di molti contratti, e la riduzione del prezzo alla stalla, di oltre il 25%.
Ad oggi il consorzio, che tanto si era compiaciuto in aprile per l'avvenuta conquista, non si è pronunciato su questa critica situazione, anche perché a tornare di attualità ci sono i rischi di frode, paventati a chiare lettere dalla Confagricoltura (leggi qui). A tale proposito, il sindacato agricolo ha tenuto a precisare quanto sia "necessario limitare la proroga del D.L. 150/2013 al 1° luglio dell’anno in corso; ufficializzare e rendere obbligatorie le disposizioni della Regione Campania (delibera Giunta Regionale n. 110/2013) per una tracciabilità del latte chiara trasparente ed economicamente gestibile, affidata all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno”.
A tale proposito il presidente del Siaab (Sindacato Allevatori e Agricoltori Bufalini e Bovini) Lino Martone, porta una testimonianza che conferma la gravità della situazione: «La maggior parte degli allevatori bufalini della zona che avevano la scadenza del contratto al 31 dicembre, stanno consegnando, dal 1º gennaio, il latte a 85/90 centesimi di Euro e senza il previsto contratto scritto. Qualcuno addirittura a 70 centesimi; altri sono aggrappati a forniture temporanee».
«La situazione», conclude Martone, «si fa sempre più complicata e difficile, aggravata anche dal devastante processo che sarà messo in moto dal poverissimo decreto attuativo sulla questione "Terra dei Fuochi"».
A tale proposito, va sottolineato come, dopo il recente sequestro della "collina dei veleni" di Acerra (leggi qui), i primi controlli compiuti dai tecnici della Asl Napoli 2 sulle campionature di alimenti di quell'area hanno fatto registrare ben 631 prodotti non contaminati su 643 (leggi qui). Peccato che i rimanenti 12 siano tutti di origine animale (bovini, bufalini e ovicaprini, provenienti da Cancello e Arnone, Capua, Casal di Principe, Casaluce, Castel Volturno, Fisciano, Mercato San Severino, San Tammaro e Trentola-Ducenta).
13 gennaio 2014