Dopo un'estate che ha portato una vera e propria carneficina di animali al pascolo, a causa delle predazioni dei lupi, l'arrivo dell'inverno e la ridotta disponibilità di fonti di alimentazione hanno spinto il temuto predatore in prossimità di molti allevamenti e in alcuni casi ai margini dei centri abitati, provocando un comprensibile allarme nelle popolazioni.
Se i cittadini sono giustamente preoccupati per l'insolita e inquietante presenza, gli allevatori sono esasperati anche e soprattutto per l'indifferenza dimostrata dalla politica. Una politica che non sa intervenire, che non sa dare soluzioni efficaci e che non sa proteggere il fragile microcosmo delle piccole aziende agropastorali, già in crisi per la miriade di adempimenti che sembrano creati più per complicare la vita che per chissà quale buona ragione.
Di "emergenza-lupo" si è parlato a lungo in vari territori della penisola, e soprattutto in Maremma e in Lessinia la polemica ha assunto toni rilevanti, dopo che proprio nel grossetano qualcuno ha deciso di tornare alle soluzioni spicce praticate dai nonni (quelle che avevano portato il lupo sulla soglia dell'estinzione: leggi qui e qui).
A esasperare i toni tra gli abitanti delle Prealpi veronesi e trentine ha invece provveduto il presidente della Comunità montana e del Parco Naturale della Lessinia, Guido Pigozzi, che attraverso il quotidiano L'Arena di Verona (articolo pubblicato martedì scorso, 21 gennaio; leggilo qui) ha dichiarato che «non porterò in giunta nessuna delibera per spostare il lupo dalla Lessinia chissà dove, perché un provvedimento del genere andrebbe in contrasto con quanto la Regione ha in progetto», aggiungendo poi che «una cosa deve essere chiara: il lupo è specie protetta da leggi nazionali e comunitarie e per chi attenta alla sua vita è prevista la galera. È la legge che lo dice, non il Parco».
A replicare alle affermazioni di Pigozzi ha provveduto l'avvocato Mario Giuliano, con una lettera inviata allo stesso quotidiano, ricevuta per conoscenza giovedì scorso dalla direzione del nostro giornale. La pubblichiamo integralmente qui di seguito in ragione dei suoi interessanti contenuti:
Egregio direttore,
Pigozzi ha dichiarato sull'Arena di ieri: "Una cosa deve essere chiara, il lupo è specie protetta da leggi nazionali e comunitarie e per chi attenta alla sua vita è prevista la galera." Si tratta di sottile disinformazione, infatti la pena prevista è quella dell'arresto da due a otto mesi o l'ammenda da lire 1.500.000 a lire 4.000.000. Quindi si tratta di contravvenzione, tipo di reato per il quale tra l'altro molto raramente si va in galera, e che comunque in questo caso è oblabile, ex art. 162bis codice penale, pagando un'ammenda di circa 1000 Euro. E comunque, anche se l'oblazione non venisse concessa (è discrezionale), difficilmente verrebbe irrogata una pena detentiva. E anche nell'estrema ipotesi che lo fosse, una pena di quel genere si sconta ai domiciliari.
Ma vi è una forma di disinformazione ancora più sottile, implicita in questo genere di affermazioni, e cioè che la tutela delle specie protette non consenta la legittima difesa, il che è ovviamente una fesseria, dal momento che, se per difendermi posso uccidere un uomo, non si vede per quale motivo non possa difendermi da un animale. A spazzare via ogni residuo dubbio è poi intervenuta anche la Cassazione, sez. III, 23/04/2009, n. 25526, di cui riporto di seguito la massima.
"Il requisito dell'offesa ingiusta previsto dall'art. 52 c.p. per l'applicazione dell'esimente si considera integrato non solo da un'azione umana responsabile, ma anche da un danno arrecato da un animale (nella specie, la Corte ha annullato senza rinvio un verdetto che aveva condannato un uomo per l'uccisione di una volpe. Per i giudici di legittimità il fatto non costituiva reato perché l'imputato era stato costretto a sparare per difendere i suoi beni ed i suoi familiari)"
Tra l'altro la novella della legittima difesa consente la difesa armata anche per la difesa dei propri beni, oltre che per difendere la propria o altrui incolumità, all'interno del domicilio, nel quale pacificamente rientrano anche le pertinenze. E l'alpeggio, ove sia privato e recintato, è indubbiamente una pertinenza della malga.
Cordiali saluti,
Avv. Mario Giuliano
Trento
http://orsotrentino.blogspot.it/
27 gennaio 2014