Ilva di Taranto: dopo la mattanza di capre e pecore, il rischio adesso è per le vacche

Ancora clamori e paure, proteste e manifestazioni, dietro la fabbrica della morte di Taranto, altrimenti chiamata Ilva. Morti e malattie per i lavoratori e la cittadinanza, e danni seri per il mondo agricolo. A distanza di sei anni dall'inizio dello sterminio di migliaia di capi ovini e caprini, contaminati da diossina e pcb (vennero tutti soppressi per ordinanza della Asl locale), e dopo che la settimana scorsa è stato presentato il primo progetto di riconversione alla coltivazione di canapa ad uso industriale dei terreni (una volta destinati a pascolo dalla famiglia Fornaro, leggi qui e qui), ora è il momento di nuove iniziative pubbliche, e di interrogazioni parlamentari.

Dopo la forte manifestazione popolare del 5 aprile (7-8mila partecipanti, 99 associazioni di varie parti d'Italia: leggi qui), il deputato tarantino Alessandro Furnari, appartenente al Gruppo misto (ex M5S) ha rivolto nei giorni scorsi un'interrogazione ai ministri dell'Ambiente Gian Luca Galletti e della Salute Beatrice Lorenzin, chiedendo loro di eseguire gli accertamenti del caso, e intervenire di conseguenza, dopo il ritrovamento di diossina in eccesso nel latte bovino di alcuni allevamenti di Massafra.

 

Il parlamentare pugliese ha fatto presente ai responsabili dei due dicasteri che essendo stato ''accertato per la diossina il superamento dei limiti di legge nel latte di mucca, ora si procederà all'analisi della carne. È molto probabile infatti che nelle carni dei bovini i valori della diossina saranno molto più alti, come ha insegnato l'esperienza delle pecore, nelle quali i valori riscontrati sono risultati anche dieci volte superiori rispetto al latte''.

«Associazioni ambientaliste e comitati di cittadini», ricorda Furnari, avevano chiesto «alla Regione Puglia il controllo della diossina sulle carni macellate senza ottenere però che venisse effettuato. Eppure il tavolo tecnico regionale per la diossina conveniva sull'opportunità di un simile controllo sui macelli».

 

«Il dato che desta preoccupazione», spiega il parlamentare, «è la contaminazione transgenerazionale. Le mucche sembrano aver trasmesso anche ai vitellini la diossina che trattengono come carico corporeo elevato e tramite l'allattamento dei vitellini si sta determinando una catena di contaminazione a ciclo continuo. Sta avvenendo qualcosa di drammatico che trasmette di generazione in generazione un avvelenamento chimico che rischia di distruggere un pezzo pregiato dell'economia locale, la cui filiera comprende anche le mozzarelle e i pregiati formaggi di mucca locali».

 

14 aprile 2014