Si terrà venerdì 23 maggio ad Altamura, presso la sede del Gal "Terre di Murgia" – che lo organizza con la locale condotta Slow Food – l'incontro sul tema "Benessere animale: nuovo indicatore per qualità, sicurezza alimentare e salute alimentare". L'appuntamento si fa apprezzare per i temi trattati e la levatura dei relatori, che tratteranno dalle varie prospettive di competenza le dinamiche legate alla produzione agro-zootecnica, che naturalmente intrecciano tematiche di carattere etico con il management degli allevamenti e la qualità reale del cibo prodotto.
Le relazioni in programma tratteranno di "Land grabbing e tutela del suolo agricolo" (Michele Polignieri), "Benessere animale: indicatori diretti e indiretti negli animali produttori di alimenti" (Antonio Fagiolo), "Un nuovo modello di sviluppo del sistema bovino da latte" (Roberto Rubino), "Il benessere animale per la produzione di alimenti salutistico-nutrizionali"(Marilia Tantillo), "I limiti dello sviluppo della zootecnia: le riflessioni dei veterinari pubblici" (Aldo Grasselli) e "Benessere animale negli allevamenti intensivi: un ossimoro?" (Giorgio Samoilis). Concluderà l'incontro un intervento di Cinzia Scaffidi che ribalterà i termini della questione in una prospettiva consumistica, parlando di "Cittadini-consumatori e benessere animale: quali informazioni per quali scelte". Interverrà inoltre il generale del Corpo Forestale dello Stato Giuseppe Giove (comandante regionale Emilia Romagna). Modererà il convegno il giornalista Nicola Curci.
Qui di seguito riportiamo un ampio stralcio della relazione introduttiva, a cura di Michele Polignieri (Asl Bari e Condotta Slow Food delle Murge) su una delle tematiche più attuali, quella del fenomeno del "land grabbing":
Land grabbing e tutela del suolo agricolo
Il land grabbing è quel fenomeno rappresentato dall'acquisizione su larga scala di terreni agricoli in Paesi in via di sviluppo, mediante acquisto o affitto di immense estensioni agrarie, da parte di governi stranieri, multinazionali e soggetti privati (soprattutto fondi pensione o fondi speculativi). Si stima che circa 227 milioni di ettari siano stati affittati o venduti da quando è esploso il fenomeno e che solamente il settore privato abbia già investito più di 20 miliardi di dollari in questo commercio (cifra destinata a decuplicarsi).
Il land grabbing riguarda tutti, perché è la conseguenza di logiche imprenditoriali spregiudicate che incide sul futuro dell'umanità, sui diritti dei contadini e sulla conservazione della biodiversità. Va ascritta a ciò, l’impossibilità dei popoli di autodeterminazione e di sovranità alimentare, perdendo il diritto di accesso e controllo sulle terre cedute, sulle risorse ad esse collegate ed in generale a tutti gli stocks condivisi, prima fra tutti l'acqua.
Nel 2010 Slow Food ha lanciato una campagna globale per fermare il land grabbing a tutti i livelli. In Italia le comunità agricole costituite intorno alle produzioni di piccola scala come espressione di resilienza alimentare, intesa come la capacità umana, sociale e ambientale di resistere nel tempo e nello spazio a pressioni e cambiamenti, configurano il modello di sviluppo di tutela della biodiversità e delle risorse condivisibili.
Il benessere animale deve essere tutelato in rapporto a tutto ciò e la qualità del cibo tutto, non solo di origine animale, è la diretta conseguenza delle nostre azioni, in pratica una “sentinella” delle condizioni in cui una derrata viene prodotta.
Non è un caso che importando frumento dal Canada, con immensi costi etici legati al Dumping nei confronti delle comunità di cerealicoltori pugliesi, si condannano i consumatori ad assumere ingenti quantità di micotossine che durante lunghi viaggi transoceanici, in condizioni non proprio degne dei comuni dictat legislativi per i cosiddetti Moca (Materiali ed Oggetti a Contatto con gli Alimenti), triplicano se non decuplicano il tenore di Don, Ota Aflatossina B1 già alto alla partenza, che lo rendono inidoneo alla popolazione locale, diviene oggetto di transazioni economiche “alleggerite”, consentendo ai cartelli europei, che con un colpo gobbo hanno determinato il parto del reg. 1881/2006 che consente l’introduzione in Europa (e nell’alimentazione delle popolazioni mediterranee che quotidianamente assumono pasta e pane), l’utilizzo di matrici alimentari destinate all’industria pastaia (frumento in particolare), di dubbia qualità,
Lo stesso accade per il mais che viene utilizzato per l’alimentazione delle vacche “industriali”, quelle del latte “Alta Qualità”, dove la qualità industriale non coincide con qualità nutrizionale, nutraceutica ed organolettica. Qualità sanitaria assoluta, dunque, rinveniente dalle sole espressioni etiche di interazione tra l'uomo e l'ambiente.
Il sistema dei consumi sfrenati non ha prodotto benessere nelle comunità contadine del mondo. Si spreca un terzo della quantità di cibo (super)-prodotto, condannando milioni di persone alla fame.
Il concetto resta di evidente franchezza: ci siamo ingolfati di false strategie economiche ed ora il pianeta ci presenta il conto. L'overshoot day del 2013 è arrivato il 21 luglio. Dal 22 il mondo ha dovuto chiedere in prestito: aria, suolo agricolo, suolo edificabile per le nostre case, acqua da bere, acque per coltivazione. Ma da dove? Ad un altro pianeta?
Le abitudini alimentari, che hanno influito notevolmente sulla nostra vita, devono essere ri-modulate proprio in considerazione dell’impatto sulla salute, sull’ambiente, sulle comunità, sulla cultura, sul comportamento etico, oltre al comportamento consumistico di vecchie e nuove generazioni.
Questa consapevolezza è la sintesi del malumore strisciante; non vi sono altre vie di scampo per un equilibrio insostenibile tra risorse e consumi se non a pensare ad un modello di produzione agroalimentare, che potremmo definire Agricoltura 2.0., come fondamentale alternativa, grazie a nuovi modelli di approvvigionamento urbani e familiari.
Ed infine altra priorità è la salute ambientale.
Nessuna equazione potrà calibrare il giusto rapporto densitometrico tra capi – bestiame e superficie agricola. Le bestie pascolatrici contribuiscono in maniera determinante alla manutenzione del cotico erboso e del drenaggio idrico dei terreni, dato che la più fisiologica delle ripuntature del terreno (o scarificazione), il pascolo appunto, apporta ai suoli, con ineluttabile stato di benessere ambientale oltre che di salutistica ginnastica funzionale per i soggetti così allevati.
Il foraggio fresco ed i fieni di qualità sono il primo degli aspetti del “benessere animale” orientato alla “qualità e sicurezza alimentare”, nella misura in cui conferiscono alle derrate latte, importanti fattori di protezione antiossidante, introvabili nelle produzioni-latte delle vacche “di alta qualità” se continuamente deprivate del fondamentale esercizio vitale, rallentamento cioè degli stimoli alla super produzione, utilizzo di alimenti reali per quanto integrabili con aliquote di concentrati industriali, metabolismo e catabolismo dettati da fattori naturali non stressogeni. Basti pensare alla longevità riproduttiva delle vacche podoliche che riescono a partorire fino a 22- 25 anni di età, prima di essere considerate “da riforma”, senza aver mai incontrato la siringa del veterinario.
Mangiando noi facciamo una scelta che incide oltre che sulla nostra salute, sulla giustizia sociale, sulla qualità dell’ambiente ed i concetti di Agricoltura 2.0 devono conformarsi a tutto ciò, ad uno stato di benessere reale, indicato non dal "bene-avere" (M. Roveda_Lifegate), ma da un benessere inteso come forza propulsiva culminate in una mirabile omeostasi di organi, apparati, organismi viventi animali e vegetali e le componenti abiotiche della nostra casa comune; non siamo obbligati a perseguire un sistema di produzione alimentare che non nutre 7 miliardi di persone che popolano il pianeta alla data odierna , ma che ne nutrirebbe 12 miliardi se vi fosse una reale possibilità di accesso alle risorse…e dato che in 12 miliardi non siamo, ci tocca trasformare una superproduzione agricola, ottenuta dopando l’ambiente con la chimica, in rifiuti.
Pur tuttavia, considerazione tragica, il dato sulla fame contrasta con le quantità di cibo sprecato che trasforma il suolo agricolo in discarica a cielo aperto sottraendo, ancora una volta, altro suolo alle produzioni agro zootecniche.
dottor Michele Polignieri
Dirigente Servizio Veterinario Asl – Bari
19 maggio 2014
I relatori del convegno (in ordine alfabetico):
Antonio Fagiolo
Istituto Zooprofilattico Sperimentale Lazio e Toscana
Giuseppe Giove
generale del Corpo Forestale dello Stato (comandante regionale Emilia Romagna)
Aldo Grasselli
presidente SIMeVeP (Società Italiana Medicina Veterinaria Pubblica)
Michele Poligneri
dirigente Servizio Veterinario Asl Bari; presidente Slow Food Murge
Roberto Rubino
presidente ANFoSC (Associazione Nazionale Formaggi Sotto il Cielo); responsabile progetto Latte Nobile
Giorgio Samoilis
medico veterinario igienista
Cinzia Scaffidi
direttrice Centro Studi Slow Food Italia
Marilia Tantillo
professore di Igiene e Sicurezza Alimentare c/o Veterinaria – Università di Bari