Lo Stato non c'è. Non c'è più o forse non c'è mai stato – scusate il gioco di parole – se nel già tormentato scenario del più importante prodotto alimentare della regione Campania un imprenditore coraggioso come Roberto Battaglia perde la scorta (è accaduto il 16 maggio scorso, ndr) che anni addietro era stata a lui assegnata.
Per chi non lo conoscesse, Roberto è il titolare del caseificio "La Latteria della Bufala", un'azienda modello, tra le poche a ciclo chiuso, vale a dire in grado di trasformare il latte delle proprie bufale, alimentate prevalentemente con i foraggi della propria terra. Ha sempre preferito non dover dipendere da terzi, e questo – si sa – alla camorra non piace affatto.
Di Roberto sentimmo parlare nel 2008 come dell'imprenditore che ebbe il coraggio di denunciare i propri aguzzini. E così a finire in galera, nel dicembre del 2011 furono nove esponenti della banda dei fratelli Zagaria, legata al clan dei casalesi, reclusi per estorsione e usura.
Poi arrivò un altro genere di visibilità per lui, molto più piacevole, finalmente; dovuta sì alla qualità dei suoi prodotti ma anche alla solidarietà di altri imprenditori. In particolare di Oscar Farinetti di Eataly (sin dal giorno dell'apertura della sede romana i collaboratori di Battaglia vi producono mozzarelle sotto gli occhi di una clientela affezionata) e di Paolo Scuderi di Eccellenze Campane, che nel suo punto vendita di via Brin a Napoli ha voluto i suoi prodotti, anche e soprattutto per dare alla gente un segnale di speranza. Un messaggio che sul sito web dell'azienda napoletana non ha tardato ad essere reso esplicito, con parole pesanti come macigni: "Al gusto già perfetto della mozzarella di bufala, Roberto Battaglia della Latteria della Bufala aggiunge il sapore della denuncia e della lotta contro la camorra che devasta il nostro territorio".
Nulla che possa aver fatto piacere a chi ormai vede Roberto come il fumo negli occhi. E così, venerdì scorso, dopo che si erano già registrati alcuni atti intimidatori (dipendenti pedinati da personaggi sospetti e furgoni spariti dal piazzale del caseificio), un'auto aziendale è stata ritrovata nel comune di Santa Maria Capua Vetere bruciata, in quella che lo stesso Battaglia ha definito "una intimidazione plateale".
Chissà se qualcuno deciderà di tornare a garantire una scorta a Roberto, chissà se se la dovrà pagare da solo, fatto sta che un episodio del genere deve lasciar pensare che nulla avviene per caso in certe situazioni e in certi ambienti, e che anche il recente arresto di Giuseppe Mandara potrebbe essere legato a questo exploit mafioso. Un segnale anche per l'amministrazione regionale e per il ministero delle politiche agricole, che nonostante tutto ancora non riescono a trovare una soluzione né al problema del doppio caseificio né alla necessità di un sistema di tracciabilità, che produttori onesti e mercato attendono con ansia.
26 maggio 2014