Le ragioni dei pastori sardi vincono e convincono, anche se per ora questo accade più nei "salotti" dell'intellighenzia che nel mondo della politica (fatto salvo l'ultimo corso di quella sarda che con la coalizione "Sardegna Vera" lascia ben sperare, ndr). A far parlare del mondo pastorale e delle sue difficoltà, delle lotte e del senso di appartenenza, del legame antico con una terra aspra, generosa e al tempo stesso insidiosa, e di un mestiere ancestrale attorno a cui ruota l'economia agricola dell'isola sono stati due registi – Marco Antonio Pani e Paolo Carboni – e la loro opera filmica "Capo e croce", che venerdì scorso si è aggiudicato il primo premio per il miglior documentario alla 17esima edizione del "CinemAmbiente Film Festival" di Torino.
Un nuovo riconoscimento quindi, dopo i recenti successi di Trento (Trento Film Festival, nel maggio scorso) e di Roma, (Festival Internazionale del Film, nel novembre 2013), conferito dalla giuria torinese – questa la motivazione – "per la capacità di armonizzare la cronaca della protesta con l’evocazione antropologica delle matrici di un popolo pastore, producendo momenti di forte empatia per l’intensità dell'autonarrazione. Per la volontà di restituire centralità a una condizione esistenziale da sempre estromessa dalle culture urbane. Per la qualità di una fotografia in bianco e nero che rivela la dimensione epica di queste figure, protagoniste di un conflitto che ci coinvolge tutti, ma che la politica nazionale tenta di relegare a un problema regionale".
Nel loro lavoro i due autori documentano con grande efficacia le difficoltà del mondo agropastorale e le lotte dell'Mps (Movimento Pastori Sardi), che rivendicano il giusto compenso per il loro latte dando vita (accadeva nel 2010-11, e l'opera lo testimonia puntualmente con l'utilizzo di un essenziale e crudo "bianco e nero") ad una clamorosa protesta fatta di occupazioni di porti e di aeroporti, e con il presidio – a Cagliari – della sede del Consiglio Regionale Sardo.
Nell'estate del 2010 (noi di Qualeformaggio ne parlammo qui e qui e in altri articoli ancora) migliaia di pastori provenienti da ogni parte della Sardegna si riuniscono nell'Mps per dare il via ad una protesta che avrà del clamoroso, senza invero giungere a grandi risultati se non quello di portare l'opinione pubblica italiana (e non solo) a conoscenza delle proprie e gravi problematiche, dovute ad anni di inadeguatezza del sistema politico regionale e al disinteresse di quello nazionale. Durante tutta l'estate i pastori invadono dapprima i porti e gli aeroporti, i loro svincoli viari, per assediare poi, in modo pacifico, il palazzo della Regione Sardegna nel capoluogo. L'obiettivo è quello di rivendicare una dignità violata non solo dal sistema politico ma anche o soprattutto da un'industria tiranna, che detta legge sul prezzo del latte "forse addirittura", lamentano molti, senza peraltro riuscire a dimostrarlo, "facendo cartello" (un'attività di lobbing penalmente perseguita pressoché ovunque tranne che in Italia, ndr) sul prezzo.
"Capo e Croce, le ragioni dei pastori" (questo il titolo completo) è stato realizzato dopo due anni di riprese e uno di montaggio (tra il luglio 2010 e il gennaio 2013), vagliando la bellezza di 390 ore di girato realizzate a Roma, Civitavecchia, Cagliari, Porto Torres, Olbia e nelle campagne sarde (di Aidomaggiore, Arzana, Lanusei, Nuraminis, Ollolai, Olmedo, Ovodda, Ruinas, Siliqua e Tramatza). La produzione è di Areavisuale e di Marco Antonio Pani, in collaborazione con l'istituto sardo Isre (Istituto Superiore Regionale Etnografico) e con il sostegno della Società Umanitaria – Cineteca Sarda di Cagliari.
9 giugno 2014
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