Alla fine il 1° Campionato del mondo di mungitura a mano si è tenuto regolarmente, presso l'Agriturismo Ferdy di Lenna, in provincia di Bergamo, ieri domenica 28 settembre, in una tiepida giornata di sole e nella cornice delle migliori occasioni. Lo scettro di "re della mungitura manuale" è andato a Gianmario Ghirardi di Malonno, in Valcamonica, che ha munto 8,7 litri di latte in due minuti (secondo e terzo i bergamaschi Nicolò Quarteroni di Lenna, con 8,05 lt. e Pierangelo Rota di Locatello, con 7,97 lt.).
Ma quel che più ha brillato, oltre ai vincitori, è stato il notevole impegno di organizzatori, giurati e concorrenti, ed è forse anche per questo che tutto è filato liscio, oltre le più ottimistiche previsioni e in barba a chi – attendendo la vigilia dell'evento – aveva fatto di tutto per gettare discredito sull'iniziativa, nella speranza forse di farla annullare (leggi qui).
A mettersi in (cattiva) luce nella gara più opinabile che c'è – quella dell'essere "contro" qualcosa – si erano così cimentati nei giorni scorsi da una parte degli pseudo-animalisti, che sempre a caccia di visibilità a buon mercato avevano straparlato, affermando che l'"evento umilia l'animale", dall'altra un allevatore del cuneese – Maurizio Paschetta, detentore di qualche primato ottenuto in passato – che, accampando motivazioni da fantapolitica (intervistato dai redattori del quotidiano La Repubblica ha insinuato dubbi sulla "Poca attenzione su vacche e atleti" e sui "Pochi controlli antidoping", leggi qui) aveva giustificato la sua decisione di non partecipare. Forse nel timore di non poter salire neanche sul podio.
Bene, alla fine a smentire le fantasie e le dietrologie "malate" hanno provveduto un'organizzazione impeccabile e una serietà senza ombre: chi ha deciso di salire a Lenna sin dalle prime ore del giorno ha potuto vedere con i propri occhi l'amorevole cura che gli allevatori di montagna hanno per i propri animali (alla prossima occasione si spera che gli pseudo-animalisti rivolgano le loro attenzioni agli allevatori intensivi della pianura, ndr), dall'altra lo smacco più grosso per il sedicente campione piemontese: buona parte dei concorrenti del mondiale ha munto il doppio di lui che – se avesse avuto la giusta sportività per partecipare – sarebbe arrivato sì e no 20esimo.
Guardando oltre le vuote polemiche, il bilancio della manifestazione va considerato largamente positivo, con quarantatré esperti mungitori giunti da tutta Italia – Lombardia, Piemonte, Val d’Aosta, Friuli, Trentino Alto Adige e persino Sicilia – ma anche dall’estero: Svizzera, Romania e persino India (mentre il previsto contendente ucraino alla fine ha dato forfait) hanno garantito alla manifestazione un vero spessore "mondiale". Alla fine, oltre la gara vera e propria, tutti hanno concorso a celebrare uno degli animali-simbolo della montagna e la sua cultura, fatta di rispetto (dov'è che – in pianura – si munge ancora a mano?), saggezza e qualità della vita, oltre che dei prodotti agro-alimentari.
La gara – che ha ricevuto il patrocinio dalla Regione Lombardia – si è svolta sui due minuti per ciascun concorrente e ha semplicemente riproposto un genere di competizione diffuso da decenni sulle montagne della bergamasca – dalla Val Seriana alla Val Brembana – durante la fiere zootecniche. Da sempre l'intento è quello di celebrare il folclore e le tradizioni locali, il desiderio di comunanza tra appartenenti allo stesso mondo, ma anche di valorizzare una pratica che altrimenti rischierebbe di perdersi. Una pratica che – rispetto alla mungitrice pneumatica – consente il contatto diretto tra l'allevatore e il suo animale e offre a quest'ultimo la possibilità di pascolare anche in territori isolati e senza energia elettrica, contribuendo alla tutela e alla valorizzazione del territorio e delle piccole produzioni casearie più autentiche.
In definitiva la montagna ha vinto più e più volte, qua a Lenna e in questi giorni: il messaggio più forte – lanciato ben oltre ogni più improbabile dubbio – è stato quello del comitato organizzatore che, sollecitato dalla polemiche della settimana passata ha dichiarato il suo "no agli allevamenti intensivi, dove le bovine sono rinchiuse 365 giorni l’anno in stalle-lager, riempite di antibiotici e altre sostanze, alimentate innaturalmente, sfruttate come macchine fino a produrre 50 litri di latte al giorno". Non ci si meravigli più di tanto quindi se in questo contendere gli allevatori di montagna appaiono, ancora una volta loro, amici degli animali più di quanto lo siano – a parole – gli pseudo-animalisti da salotto. Se solo i gatti e i cani di questi ultimi potessero parlare, forse più nessuno starebbe ad ascoltarli!
29 settembre 2014