Pascoli fantasma: il Tar respinge il ricorso degli speculatori

È stato finalmente scritto, nei giorni scorsi dal Tar del Lazio, l'ultimo capitolo sulla truffa dei pascoli-fantasma, che società di comodo hanno perpetrato per anni a discapito del mondo pastorale e della Comunità Europea. Le suddette società, che nel corso del tempo hanno incassato impropriamente decine di milioni di finanziamenti pubblici, avevano presentato un ricorso – ora respinto in quanto inammissibile – contro le circolari emesse dall'Agea (Agenzia per le erogazioni in agricoltura) nell'ottobre 2013 e nel gennaio 2014, che stabilivano l'inammissibilità del pascolamento da parte di terzi.

Viene così ratificata l'inammissibilità ai premi comunitari sulla base della concessione di pascoli demaniali (in passato concessi dai comuni a cifre fuori mercato, inarrivabili dai legittimi destinatari, ndr), sin qui ottenibili senza l’obbligo di possedere il bestiame, ovvero sulla semplice titolarità del pascolo, ottenuta tramite affitto. La sentenza del Tribunale Amministrativo del Lazio mette così la parola fine ad un fenomeno che ha consentito a società fittizie, quasi tutte del nord Italia, di speculare sulle lacune di una vecchia circolare relativa alle erogazioni dei finanziamenti della  vecchia Pac (Politica agricola Comunitaria).

Sulla questione è intervenuto nei giorni scorsi l'assessore alle politiche agricole della Regione Abruzzo Dino Pepe, che ha auspicato l'accoglimento della sentenza del Tar al prossimo tavolo di concertazione ministeriale sul decreto di attuazione della nuova Pac per il periodo 2015-2020. «Mai più», ha dichiarato l'assessore abruzzese, «i terreni agricoli dovranno finire nelle mani di società fittizie, che non hanno un solo capo di bestiame, ma che li utilizzano solo come "carta" per percepire contributi indebiti dall'Unione Europea». 

Copia della sentenza del Tar è rintracciabile sul sito web della Giustizia Amministrativa, cliccando qui.

2 febbraio 2015