"Controlli sanitari per tutti gli animali che varcheranno i confini sardi". È questo il tema centrale della nuova proposta di legge presentata al Consiglio Regionale della Sardegna dal primo firmatario Efisio Arbau e dagli altri componenti di "Sardegna Vera", Michele Azara, Gaetano Ledda e Raimondo Perra.
«Questo progetto di legge», ha sottolineato Arbau, «pone una semplice regola di base in una regione caratterizzata da una forte vocazione zootecnica: quella del controllo sanitario preventivo degli animali vivi, al loro arrivo nel nostro territorio. In linea con la normativa europea, i controlli verranno effettuati a campione nelle stalle di sosta che sorgeranno nei porti e i cui costi di realizzazione saranno sostenuti dalla libera iniziativa imprenditoriale, evitando così ulteriori costi per le casse pubbliche».
L’obiettivo della proposta, spiega Arbau, «non è certo quello di ostacolare o di discriminare la libera circolazione di animali provenienti da altre regioni o Stati, bensì quello verificare che questi rispondano ai requisiti europei, in particolare per ciò che concerne le condizioni in materia di identificazione».
Tra le altre cose, verrà verificato che gli animali provengano da aziende e organismi soggetti a regolari controlli veterinari ufficiali, che viaggino con i certificati sanitari obbligatori e con gli altri documenti previsti dalla legge, che non giungano da aziende o regioni soggette a restrizioni a causa di sospetti focolai sanitari. Inoltre, che siano originari di Stati e regioni in grado di offrire sufficienti garanzie sanitarie, e che siano trasportati conformemente alle norme vigenti sull’igiene. Nei casi di mancata osservanza di tali norme saranno previste, ovviamente, delle sanzioni adeguate.
«In poche parole», prosegue Arbau, «chiediamo pari condizioni, in ordine agli elevati costi che il sistema zootecnico regionale sopporta per il controllo sanitario degli animali allevati in Sardegna. Costi divenuti insostenibili se riferiti alle diverse epidemie che si sono succedute negli anni per una mancanza totale di programmazione e di controlli». Tutto ciò per portare la politica veterinaria dell'isola ad essere «complementare alle strategie commerciali che una comunità regionale come la nostra intende intraprendere».
«In Sardegna», conclude Arbau senza tanti giri di parole, «manca una seria politica di sanità veterinaria. Lo dico riferendomi al sistema che sino ad oggi abbiamo conosciuto, e che in parte potrebbe essere superato con la recente normativa licenziata dal Consiglio regionale, in particolare per quanto attiene alla materia di coordinamento da parte del competente Assessorato alla Sanità".
2 febbraio 2015