Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, una lettera aperta sul recente taglio dei fondi operato dal Governo alle attività dei Sata-Apa regionali (il Servizio di Assistenza Tecnica agli Allevamenti). Ci arriva da Guido Bruni, coordinatore del Settore sistemi d’allevamento e alimentazione del Sata della Provincia di Varese – Sezione Caprini e Ovini – e ben descrive le drammatiche conseguenze che il settore rischia di soffrire se non interverrà un ripensamento. La grave decisione governativa di operare questi tagli pone una moltitudine di aziende di qualità – spesso operanti in territori marginali e fragili – in una condizione di totale incertezza, in cui la prospettiva di dover pagare ciascuno di tasca propria l'assistenza tecnica aggiunge un ulteriore fattore critico al già non facile momento che le piccole aziende stanno vivendo.
Spett.le Redazione,
con questa breve nota chiediamo al vostro giornale di aiutarci a segnalare un grave problema che riguarda direttamente tutti gli allevamenti e indirettamente tutti i cittadini.
L’attività di consulenza tecnica allevatori caprini in provincia di Varese rischia di chiudere definitivamente nel giro di pochi mesi e comunque entro l’anno.
Dal 01.01.2015 sono stati sospesi i servizi di consulenza tecnica agli allevamenti (Sata) indispensabili ad ogni allevatore. Finora erano stati garantiti dal contributo economico della Regione ed erogati attraverso l’Apa – Associazione Provinciale Allevatori.
Il costo per la consulenza qualificata di tecnici e veterinari in questo modo sarà totalmente a carico di noi allevatori, dopo vent’anni di attività di sostegno garantito da Regione Lombardia, di qualità eccellente e di fondamentale importanza per la crescita e lo sviluppo di molte realtà piccole e medie distribuite nelle valli e sui monti delle Comunità Montane della provincia.
La qualità dei nostri allevamenti è sensibilmente migliorata grazie a questo contributo e la sinergia fra allevatori e tecnici ha portato a cambiare vecchie abitudini spesso errate, creandone di nuove e più efficaci.
Con le nostre sole forze e nel quadro economico attuale non siamo in grado di far fronte anche ai costi delle visite: sono troppo elevati rispetto ai margini che derivano dalla nostra attività. Come pagheremo i veterinari, a pane e formaggio?
E cosa significa porre al centro di Expo il consumo sostenibile, l’alimentazione e il territorio quando sul nostro stesso territorio non è più possibile nemmeno sostenere chi produce?
Abbiamo scritto al ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina, al governatore della Regione Lombardia Roberto Maroni e all’assessore all’Agricoltura Gianni Fava, al presidente della provincia di Varese Gunnar Vincenzi, chiedendo che nel nuovo Psr 2014-2020 si tenga presente il Sata e che nell'immediato si trovino fondi per proseguire il servizio.
È arrivata la sola risposta dell’assessore Fava, che ci comunicava come la Regione si sia attivata per aiutarci ma nell’immediato non sia in grado di intervenire a causa della mutilazione dei trasferimenti subita dallo stato nazionale (da circa venti anni il finanziamento nazionale è destinato alle attività istituzionali del Sistema Allevatori – Aia, Ara, Apa – che sono i controlli funzionali ed i libri genealogici, e non più alla consulenza tecnica del Sata, ndr).
Senza un aiuto nel brevissimo periodo le nostre aziende non avranno speranze di sopravvivenza e chiuderanno una dopo l’altra a partire dalle più piccole, lasciando vaste aree rurali in preda all’abbandono e al degrado.
Guido Bruni
Coordinatore Settore sistemi d’allevamento e alimentazione
Sata Provincia di Varese – Sezione Caprini e Ovini
16 febbraio 2015