Vaccinazioni coatte, Arbau: ”Non abbiamo bisogno di sceriffi”

altAncora problemi per i pastori sardi, ancora preoccupazioni derivanti dalla distanza tra il loro mondo e quello dell'amministrazione sanitaria dell'isola. Che non cerca un dialogo, non tenta di capire, non vuole calarsi nella vita e nelle difficoltà reali, per andare a quelle incontro, ma sentenzia, proclama, ordina. L'ultima vicenda, che sta gettando lo scompiglio tra i pastori del Logudoro e del Goceano, ha per protagonista l'assessore alla sanità Luigi Arru che, dopo aver firmato nel settembre scorso (in grave ritardo, ndr) il decreto sulla "Profilassi vaccinale obbligatoria contro la febbre catarrale degli ovini”, impone ora a tutti gli allevatori una profilassi coatta, attuata per giunta nella stagione della più alta produzione lattea, quindi con danno certo sulle rese e sul reddito degli interessati.

Il decreto impone a tutti la profilassi coatta, attraverso le ordinanze dei sindaci – coinvolti in qualità di autorità sanitarie locali – senza curarsi della stagione quindi, e stabilisce inoltre pesanti sanzioni per chi intendesse sottrarsi a quell'obbligo: la perdita degli indennizzi e una sanzione amministrativa compresa tra un minimo di 258,23 euro e un massimo 1.291,14 euro.

«In diversi casi i pastori si sono opposti alla vaccinazione coattiva, pur coscienti della perdita degli indennizzi e delle multe», spiega il consigliere regionale Efisio Arbau, «e non lo hanno fatto per capriccio, bensì per tutelare il proprio gregge: hanno paura degli effetti collaterali, in quanto la profilassi si sarebbe dovuta effettuare prima, vale a dire durante le gravidanze o non appena partorito».

«In questi giorni», aggiunge Arbau, «i servizi veterinari, gestiti dagli stessi responsabili che nel 2013 hanno consentito il dilagarsi della patologia, stanno chiedendo ai sindaci di emanare delle ordinanze che renderebbero obbligatoria la vaccinazione. Si tratta in tutta evidenza di una misura di dubbia utilità in quanto la blue tongue si diffonde attraverso la puntura di un insetto, e la mancata vaccinazione espone la sola azienda coinvolta, senza creare danno a terzi».

Armato di queste sacrosante ragioni, Arbau ed altri sei consiglieri regionali della maggioranza hanno richiesto la revoca dell'incarico dell'assesssore Arru, presentando un’interrogazione al Governatore Francesco Pigliaru. I sette (Efisio Arbau, Michele Azara, Daniele Cocco, Gaetano Ledda, Piermario Manca, Raimondo Perra ed Alessandro Unali) si sono dichiarati "basiti per il comportamento del responsabile alla Sanità, che non avendo rispettato gli impegni assunti (la vaccinazione sarebbe dovuta partire la scorsa primavera, invece è cominciata solo a settembre) costringe i pastori a vaccinare le pecore a febbraio".

«Non abbiamo bisogno», ha aggiunto Arbau, «di un assessore sceriffo che gira per le campagne e impone le sue leggi e i suoi vaccini». La replica del governatore Pigliaru non si è fatta attendere: «Arru gode della più totale fiducia mia e della maggioranza. Se ci sono problemi nella coalizione, bisogna confrontarsi senza scivolare in richieste irricevibili». Se l'ipotesi di dimissioni pare quindi sfumare, si spera almeno che l'attenzione mediatica accesa sulla vicenda porti ai necessari ripensamenti, in ragione anche del palese cattivo operato dell'assessore. Un passo indietro a volte basta per ricucire una situazione come questa.

In ultimo esprimiamo un grave ma lecito timore: sullo sfondo della vicenda grava forse di nuovo la figura del segretario generale del Ministero della Salute, Romano Marabelli, già indagato (leggi qui) sulle vaccinazione nel luglio scorso?

23 febbraio 2015