La parola "fine" sulle speculazioni operate sui pascoli italiani è stata finalmente scritta, con il via libera al decreto ministeriale che fissa le disposizioni applicative per la nuova Politica agricola comunitaria. Il provvedimento sancisce che per avere diritto ai fondi comunitari occorre non solo la disponibilità dei terreni, ma anche che gli animali che vi pascolano siano di proprietà dell’azienda. Il decreto lasciava inoltre alle singole amministrazioni regionali la facoltà di modificare il provvedimento anche in senso più restrittivo, con un atto da assumere ieri, domenica 8 marzo.
Il problema, emerso negli anni scorsi, era stato messo a fuoco nelle sue abnormi dimensioni nel corso del 2014, quando da varie parti (associazioni allevatori, associazioni di categoria) era stato denunciato un vero e proprio fenomeno diffuso e incontrollato dell’affitto di pascoli assegnati attraverso gare d'asta. Queste erano vinte spesso a cifre fuori mercato da soggetti estranei al mondo agricolo; il loro poter offrire cifre spropositate rispetto ai canoni corrisposti dai pastori aveva portato all'esclusione di questi ultimi.
L'interesse delle società che operavano queste speculazioni era quello di utilizzare il possesso dei terreni per ottenere impropriamente i contributi comunitari, senza però condurre sul pascolo animali di proprietà e facendo invece svolgere l’attività agricola vera e propria a terzi (spesse volte lasciando andare qualche pastore o malghese locali per garantire una copertura all'illecito).
In questo modo gli allevatori del luogo, che spesso da generazioni utilizzavano quei pascoli, si sono ritrovati all'improvviso senza né pascoli né finanziamenti. A ulteriore tutela dei pastori e dei malghesi, il recente decreto ministeriale sulla nuova Pac stabilisce inoltre che, quando il comune in cui è domiciliata l’azienda è diverso dal comune di ubicazione dell’allevamento e non è ad esso limitrofo, le superfici sono considerate ammissibili solo se il pascolamento è dimostrato attraverso la presenza di documenti che attestino la movimentazione dei capi verso le località di pascolo. D'ora in avanti tali documenti dovranno essere registrati presso la Banca Dati Nazionale. Sarà inoltre necessario che i capi utilizzati per il pascolo siano complessivamente detenuti dal richiedente e appartengano ad un codice di allevamento intestato al richiedente stesso.
Nel gennaio scorso il Tar del Lazio aveva già imposto un primo stop al fenomeno, respingendo il ricorso presentato da un gruppo di aziende e confermando che l’attività di pascolamento deve essere effettuata dal soggetto che beneficia dei contributi e che non può essere “appaltato” a terzi usando i terreni al solo scopo di ottenere i fondi europei.
Per la cronaca, il fenomeno, evidentemente duro da eradicare, ha visto ancora nei giorni scorsi l'intervento della Guardia di Finanza di Torino in Alta Val di Susa per sequestrare materiali relativi agli illeciti perpetrati da anni da sette aziende (leggi qui). Queste dovranno rispondere del reato di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche (ex art. 640 bis) e falsità ideologica in atto pubblico. I finanzieri del capoluogo piemontese hanno elevato sanzioni amministrative per oltre 700.000 euro, accertando nel complesso quasi 2 milioni di euro di somme illecitamente percepite, le quali sono state segnalate alla Procura Regionale della Corte dei Conti di Torino quale danno erariale ed all’Azienda Regionale Piemontese per le Erogazioni in Agricoltura per il recupero del credito.
A margine di tutto ciò si deve purtroppo registrare l'insistenza con cui dal Veneto giungono le reiterate proteste degli ingrassatori di bovini da carne aderenti ad Unicarve (leggi qui). Circa duecento di essi, supportati dagli enti amministrativi locali, Regione Veneto in testa, si sono dichiarati decisi a presentare ulteriori ricorsi al Consiglio di Stato, sia contro la sentenza del Tar del Lazio che contro la circolare Agea del 3 febbraio scorso che ripristina di fatto la precedente circolare dello stesso ente (del 2013) con valore retroattivo.
9 marzo 2015