Il Bitto storico punta i piedi: ”È ora che si rispettino i patti”

Paolo Ciapparelli, il ''guerriero'' del Bitto storico, in un'immagine di repertorio, presso l'alpeggio di Pescegallo FoppeUna cosa è certa, e anche più d'una: il movimento del Bitto storico è più vivo e battagliero che mai, oggi, a cinque mesi dallo storico patto siglato a Gerola (leggi qui) con il Bitto Dop. Chi si fosse illuso del contrario, o di qualche cedimento si è dovuto ricredere, dopo le parole pronunciate dal leader dei produttori "storici" Paolo Ciapparelli nel corso dell'assemblea annuale della Valli del Bitto Spa, tenutasi venerdì scorso 25 aprile come da otto anni a questa parte, per fare il punto di quanto sin qui fatto e tracciare il percorso di un altro anno che attende il movimento dei caricatori d'alpe.

Un momento dell'assemblea della Valli del Bitto SpA tenutasi a Gerola Alta il 25 aprile scorso«Dal canto nostro, continueremo a fare la nostra parte», ha detto con fermezza Ciapparelli, «nel rispetto di un accordo – quello dello scorso autunno – in base al quale il Bitto storico rappresenterà il futuro dell’agricoltura valtellinese. Bene, per fare questo occorre che venga sostenuto dalle istituzioni», il laconico messaggio del numero uno dei "ribelli" del Bitto.

«Purtroppo», ha proseguito Ciapparelli, «non abbiamo ancora ricevuto un gran sostegno, eppure siamo stati noi a portare la valle ad Expo, ma lo ribadiamo: abbiamo bisogno delle istituzioni valtellinesi per dare un futuro a tutto il comparto. Non chiediamo la luna, bisogna solo rispettare gli accordi: dopo cinque mesi è forse ancora presto per dei veri e propri bilanci, ma dobbiamo dire in maniera chiara come la pensiamo».

«Si avvicina l'Expo», ha poi aggiunto Ciapparelli, «la Valtellina purtroppo dimostra di non essere all’altezza di far altro: con noi e grazie a noi ci sarà almeno la visibilità nello stand di Slow Food. Adesso dobbiamo stabilire un paio di cose fondamentali: il rispetto dell’accordo, e il progetto della stalla didattica sulle razze in Valgerola, dedicata alla vacca Bruna alpina e alla Capra orobica».

Per sgomberare il campo da ogni possibile cattiva interpretazione, Ciapparelli ha poi sottolineato quanto «non abbiamo mai preteso di "andare d'accordo economicamente", come qualcuno s"immagina o insinua. Eravamo consapevoli di avere diritto allo stesso tipo di sostegno assicurato a tanti altri soggetti economici. Non come regalo, ma a fronte di progetti concreti di promozione, di potenziamento del Centro del Bitto, di iniziative in sinergia con operatori del turismo in grado di sfruttare l'immagine conquistata dal Bitto – quello storico – a livello internazionale».

«Andiamo all'Expo come Presidio Slow Food, e non ci tiriamo indietro: siamo disposti a trascinare anche l’altro Bitto, come dice l’accordo, ma che si parli chiaro. Se c’era qualcuno che non aveva bisogno d’intese, quelli siamo noi. L’accordo dello scorso autunno riconosce che abbiamo avuto ragione nel nostro fare: noi non abbiamo problemi né di vendite, né di altro. Noi il carro lo tiriamo, però alle istituzioni ricordiamo di averci assicurato i mezzi per farlo. Insomma, lo diciamo forte e chiaro: le promesse vanno mantenute e c’è bisogno di mettere in pratica questo accordo. Ne abbiamo parlato parecchio con la Camera di Commercio, abbiamo presentato diverse idee. C’è un po’ di ritardo ed è la nostra pazienza che però ha un limite».

Concludendo, Ciapparelli fuga ogni possibile dubbio: «Con noi si debbono fare le cose per bene: siamo un movimento apprezzato a livello internazionale, siamo una piccolissima realtà che ha però una credibilità invidiabile, che va rispettata. Noi, e con questo concludo, escludiamo ogni ipotesi di rottura, però lo diciamo forte: chi ha preso impegni li metta in pratica perché è ora di farlo».

27 aprile 2015