Nella vita c’è un tempo per dire “no” a qualcuno, o a qualcosa, e un tempo per accettarlo, o accettarla, per accoglierla ed abbracciarla con entusiasmo. Potrebbe sembrare questa la sintesi di una storia durata sin qui dieci anni – che avrà ancora molto da dire al mondo – e in cui un singolo episodio, a molti passato inosservato si ripropone oggi agli occhi di tutti, meritevole della massima attenzione. Anche se da pochi percepito.
Due lustri fa, di questi tempi (il giornale era cartaceo, il bimestrale Cheese time), fummo tra i primi testimoni della scelta – assai singolare – della Latteria Sociale di Branzi di tutelare il proprio formaggio principe – l’Ftb Branzi – non con il marchio di protezione Dop bensì attraverso il sistema di tutela della Dnv Italia, forse più conosciuta come “Det Norske Veritas”, ente di certificazione tra i più rigorosi in Europa. Da allora Dnv garantisce la straordinaria filiera che lega indissolubilmente a Branzi la produzione del Formaggio Tipico Branzi, garantendo al tempo stesso l’esistenza di un’economia fatta da decine di stalle di montagna, alcune sì e no con cinquanta capi, altre che di vacche ne hanno appena tre (di quei tempi il miraggio della Dop lo rincorsero altri, giù in pianura, per un Branzi “di nome” ma non di fatto, senza mai raggiungerlo, ndr).
Da allora ne ha fatta di strada quel ragazzo che, all’epoca ventiquattrenne, portò avanti senza esitazione il progetto della certificazione ISO e che oggi è fautore di un’iniziativa capace di portare Bergamo e la sua provincia (e un po’ tutta la Lombardia) sugli scudi, eleggendola a pieno titolo Capitale Europea del Formaggio. Stiamo parlando di Francesco Maroni, ancor oggi responsabile della Latteria di Branzi, oltre che artefice della Fiera di San Matteo (rinata dalle sue stesse ceneri nel 2005), ideatore della fantastica aggregazione dei Formaggi Principi delle Orobie (su entrambe, leggi qui), e di mille altre grandi e piccole iniziative. L’ultima delle quali, ma solo in ordine di tempo, è proprio il Progetto Forme (qui il sito web), presentato venerdì scorso 24 aprile presso la sede della Camera di Commercio di Bergamo.
Un progetto, quello di Forme, che ha saputo entusiasmare tutti, e che prende il via non a caso a ridosso dell’Expo, a sottolineare la specificità e le peculiarità di un territorio che sulle produzioni casearie – più artigianali e rurali in montagna, più industriali in pianura – ha saputo mantenere viva un’economia assai composita ma in grado di dire ancora tanto in termini ambientali, naturalistici, turistici, oltre che produttivi. Una storia nata in montagna, in Val di Fondra per l’esattezza, a Branzi, che nell’arco di un solo decennio trova oggi l’inizio del suo compimento coinvolgendo ed abbracciando la pianura.
A quanti guardino con qualche sospetto (tra i nostri lettori, educati all’esercizio del dubbio ce ne saranno non pochi, ndr) l’accostamento di Bitto storico, Formai de Mut ed Ftb Branzi con Grana Padano e Provolone Valpadana nella fotografia ufficiale con cui il progetto è stato presentato, vanno le dichiarazioni raccolte da noi a caldo dalla viva voce di Francesco Maroni, a margine della presentazione ufficiale.
«È fuori discussione», incalza Maroni, «che il Grana Padano, che si caratterizza per una produzione industriale, sia un prodotto differente da un Formai de Mut o da un Agrì, gioielli caseari di nicchia, che traggono dal latte d’alpeggio le loro straordinarie qualità nutrizionali e organolettiche. Si è voluto metterli sotto lo stesso cappello perché tutti formaggi di denominazione di origine protetta, quindi per il loro altissimo valore storico-culturale. Con questo – sia chiaro – non si vuole né sminuire né esaltare né l’uno né l’altro: il Grana Padano resta un’eccellenza mondiale del made in Italy che anche la bergamasca si pregia di produrre, mentre il Bitto storico, il Branzi o l’Agrì – tanto per citarne alcuni – rappresentano il futuro per le piccole realtà in cui si producono, per la loro valenza culturale, territoriale e turistica».
Alla presentazione del progetto Forme, era presente la Bergamo che conta, dal sindaco Giorgio Gori al padrone di casa, Giovanni Paolo Malvestiti, presidente della Camera di Commercio. Ma c’erano anche testimonial come Chicco Cerea, del ristorante (tre stelle Michelin) Da Vittorio e Gian Arturo Rota, presidente del Comitato decennale Luigi Veronelli, Piero Sardo della Fondazione Slow Food per la Biodiversità ed Elio Regazzoni, direttore responsabile del bimestrale Informa, organo ufficiale dell’Onaf.
Il progetto Forme
“Il formaggio”, si legge nella nota stampa diffusa dagli organizzatori, “è uno dei prodotti agroalimentari più caratterizzanti e legati al territorio d’appartenenza, risultato di tradizioni secolari e di filiere di produzione uniche. Se questo è vero in assoluto, lo è soprattutto per il territorio di Bergamo che vanta il primato europeo per numero di formaggi Dop, con ben nove prodotti. Nessun’altra tra le 110 province italiane, né tra le aree amministrative europee, può vantare un così alto numero di formaggi protetti. A questi si aggiungono anche altre eccellenze straordinarie, tra cui quelle rappresentate dal marchio “Formaggi Principi delle Orobie”, con tre presidi Slow Food”,
Il fattore-Expo
Expo 2015 e “Bergamo Experience”, che raccoglie tutte le iniziative di marketing territoriale collegate ad Expo, rappresentano ora un’imperdibile occasione per fare sistema per tutta la filiera lattiero-casearia bergamasca e approcciare nel migliore dei modi il pubblico internazionale. Il progetto “Forme. Bergamo capitale europea dei formaggi” nasce così ufficialmente, per iniziativa della Camera di Commercio di Bergamo, e viene altrettanto ufficialmente e concretamente elaborato e portato avanti dall'”Associazione San Matteo – Le Tre Signorie” con l’obiettivo di aumentare la conoscenza e la percezione di valore dei prodotti, legandone le caratteristiche uniche al territorio.
I Prodotti
La straordinaria ricchezza casearia bergamasca è protagonista a 360° di tutte le attività del progetto Forme, che concentrerà l’azione sulle nove Dop (Formai de Mut dell’Alta Valle Brembana, Strachítunt Val Taleggio, Bitto, Taleggio, Gorgonzola, Grana Padano, Provolone Valpadana, Quartirolo Lombardo, Salva Cremasco) e sui sette “Formaggi Principi delle Orobie”, alcuni dei quali presenti anche tra le Dop (Agrì di Valtorta – presidio Slow Food, Bitto Storico – presidio Slow Food, Branzi FTb, Formai de Mut dell’Alta Valle Brembana, Strachítunt Val Taleggio, Stracchino all’Antica delle Valli Orobiche – presidio Slow Food e gli ultimi arrivati, straordinari Formaggi di Capra Orobica).
Saranno valorizzati all’interno del programma del progetto Forme anche i ventuno prodotti con il marchio di qualità ”Bergamo, città dei Mille… sapori”, promosso dalla Camera di Commercio di Bergamo. Di questo e d’altro, con un primo e ricchissimo calendario delle iniziative, vi rimandiamo alla lettura di un altro articolo, dedicato al ricco calendario delle iniziative, raggiungibile cliccando qui.
27 aprile 2015
Il sito web del Progetto Forme è raggiungibile da qui